UNA STAGIONE NON PROPRIO IN MANO PER PAOLO FAVERO CHE VINCE MA LASCIA MOLTO AGLI AVVERSARI. PRIMO SUCCESSO NELLA CLASSIFICA ALLEVATORI PER L'AZIENDA DI MASSIMO FARINA
Grosso calo nel volume vincite dell'allenatore di Sinigo che ora spera nei nuovi arrivi per ritornare a suonare la carica, Vana sr e Raf Romano però marcano i loro rispettivi record annuali. Ritocca poi la pazzesca percentuale vittorie il ceko Radek Holcak.
Undicesima vittoria consecutiva
nella classifica allenatori per PAOLO FAVERO
che però vince con un numero di vittorie inferiore a quello
marcato negli ultimi dieci anni.
(Foto MATTEO MANCINI).
Commento di Matteo Mancini
Non abbiamo ancora ultimato l'articolo dedicato alla sintesi della stagione ostacolistica 2016, lo faremo domani. Ci divertiamo invece a fare una panoramica sui dati, i numeri e le statistiche. Abbiamo preso i dati manualmente nel corso della stagione, crediamo di poterli definire ufficiali di certo sono molto ma molto più che orientativi. Partiamo, in modo veloce, avendo già trattato la materia nell'articolo fiume dedicato al riassunto dell'intera stagione (quelli che si potrebbero definire gli highlights), categoria per categoria, con i cavalli.
I CAVALLI
I CAVALLI
Al di là delle considerazioni già fatte in sede di riassunto, cui rinviamo in toto onde evitare di ripeterci qua, facciamo notare come su 300 cavalli scesi in pista 109 sono risultati vincitori, di cui solo 37 capaci di ripetersi. Record di vittorie marcato dal tre anni Amaranthus, con cinque squilli, uno in più di Sol Invictus e Dominato. Tre vittorie poi per una decina di cavalli. Sempre di Amaranthus il record di vittorie consecutive, con quattro successi marcati tutti a Merano.
Nuevo Leon, dalla Germania, il cavallo più vecchio con tredici primavere alle spalle. Lord of the Nile il più volte in pista, con sedici corse, seguito da sei soggetti distanziati di tre corse, quindi altri due a dodici. Settantasei coloro che hanno corso solo una volta, centoventitre quelli invece che non hanno corso più di due volte. Curioso poi evidenziare come siano stati solo novantuno (30,3%) i cavalli che hanno corso almeno cinque volte. Si evidenzia dunque come sia assai difficile correre in ostacoli e come i cavalli siano altamente deteriorabili. Se confrontate questi dati con i cavalli in piano e, soprattutto, al trotto vedrete come il numero delle corse in media per ogni singolo cavallo aumenti in modo esponenziale.
ALLEVATORI
Dieci gli stati in cui hanno visto la luce i trecento. Si va dall'uno in casella di Svizzera e Ungheria ai sessantasei Irlandesi. Buona la quota dei cavalli nati in Italia, rappresentata da sessantadue cavalli (20,7%). Livello alto poi per Francia (cinquantasei) e Inghilterra (quarantaquattro), completano nell'ordine Germania (trentuno), Polonia, Repubblica Ceka e Stati Uniti. Oltre ai sessantadue cavalli nati in Italia, vi sono stati registrati, dunque nei termini indicati dalle normative internazionali, altri trentasei per un totale di novantotto soggetti giuridicamente considerati allevati da allevatori italiani. A questi si aggiunge poi il giallo di Bobo Merenda, data prima per allevata da Carlo Pierobon, pur se nata in Francia, e poi estromessa dai premi perché considerata straniera. Noi ci siamo attenuti ai programmi ufficiali che la considerano pienamente francese. Sembra quasi un caso da lenti di ingrandimento, più che a contatto come suggerirebbe la canzone di Jannacci omaggiata col nome scelto per questa figlia di Dylan Thomas.
ALLEVATORI
Dieci gli stati in cui hanno visto la luce i trecento. Si va dall'uno in casella di Svizzera e Ungheria ai sessantasei Irlandesi. Buona la quota dei cavalli nati in Italia, rappresentata da sessantadue cavalli (20,7%). Livello alto poi per Francia (cinquantasei) e Inghilterra (quarantaquattro), completano nell'ordine Germania (trentuno), Polonia, Repubblica Ceka e Stati Uniti. Oltre ai sessantadue cavalli nati in Italia, vi sono stati registrati, dunque nei termini indicati dalle normative internazionali, altri trentasei per un totale di novantotto soggetti giuridicamente considerati allevati da allevatori italiani. A questi si aggiunge poi il giallo di Bobo Merenda, data prima per allevata da Carlo Pierobon, pur se nata in Francia, e poi estromessa dai premi perché considerata straniera. Noi ci siamo attenuti ai programmi ufficiali che la considerano pienamente francese. Sembra quasi un caso da lenti di ingrandimento, più che a contatto come suggerirebbe la canzone di Jannacci omaggiata col nome scelto per questa figlia di Dylan Thomas.
Questi novantotto soggetti hanno interessato sessantanove allevatori, sedici dei quali con più di un cavallo presentato. L'allevatore che ha fornito il maggior numero di prodotti è stata l'Antezzate, peraltro con risultati al quanto mediocri (trentaquattresimo posto in classifica), con sette soggetti. Uno in più della storica Razza Dormella Olgiata che ha preso però parte, anche con propri colori con Nelly Darrier, al maggior numero di corse con trentanove rappresentazioni. La stessa Dormello, inoltre, ha curiosamente schierato una cavalla, Diva Silente, proveniente da un altro allevamento (Sc. Micolo). Quattro soggetti per La Nuova Sbarra, distanziata in fatto di rappresentazioni di undici lunghezze dalla Dormello, quindi l'Azienda Agricola San Dazio e Vittadini con due elementi. Un cavallo allevato persino dall'immenso ACETO, al secolo Andrea De Gortes, con Aceto Balsamico griffato 3A.
Volumi di fuoco dunque importanti con allevatori di calibro tanto da interessare l'intera storia dell'ippica, ma soluzione finale a favore di un piccolo allevatore umbro con storia ultratrentennale ma risultati non sempre di cartello: l'umbra Azienda Agricola di Massimo Farina che coglie, l'ipotetica, coppa del vincitore della classifica allevatore in ostacoli del 2016 grazie ai trionfi di Amaranthus (in pista anche il mai piazzato Tinuviel della famiglia Tomanin). Vittorie in serie e piazzamenti d'elite che si traducono, per l'allevatore, in 20.137 euro freschi in conto corrente che, pensiamo di poter dire, segnano il primo trionfo in prima posizione dell'allevatore in tutta la sua carriera. Posizione d'onore per la storica Razza Dormello Olgiata, che di queste classifiche in passato ha fatto scorpacciata, seconda per appena 260 euro di distacco (davvero una beffa, qualora ci fosse stata una coppa di settore). Sul punto viene però fatto segnalare da alcuni addetti alla pista che nel Gran Premio Merano il premio agli allevatori sarebbe esteso fino al settimo posto (hippoweb esclude questa eventualità facendo riferimento alla regola generale dei primi tre posti, ippicabiz se ne disinteressa, mentre il programma ufficiale della pista non è per nulla chiaro, quanto meno quello delle passate stagioni, lasciando intendere per consuetudini che i premi vadano ai primi tre). Qualora la segnalazione dovesse esser giusta la Razza Dormello Olgiata arriverebbe al primo posto, avendo una base iniziale intangibile anche per l'Azienda Agricola Francesca, allevatrice di Fafintadenient (primo italiano classificato), e per Giuliano Fanti (secondo italiano classificato con Alcydon Fan).
Distacco inferiore ai 1.000 euro per il terzo piazzato, la potentissima La Nuova Sbarra che attualmente avrà altri pensieri per la testa che festeggiare un bronzo in una classifica peraltro che non prevede premi se non quelli economici già elargiti dagli organizzatori corse a prescindere da questi piazzamenti finali. Bel piazzamento, ai margini del podio, per un altro colosso dell'allevamento italiano ovvero l'Azienda Agricola Rosati Colarieti, con 18.070 euro. Seguono, tutti con un cavallo, l'Immobiliare Casa Paola (14.230 euro), la Società Agricola Al. Deni (12.940 euro, a lungo in testa nella prima parte di stagione grazie a Rio Apache), l'Azienda Agricola il Tiglio (10.535 euro), l'intramontabile Giulio Frascatani (9.410 euro con Sol Invictus), Giuliano Fanti (9.410 euro) e, in decima posizione, l'Eledy con due soggetti (6.485 euro).
Quarantaquattro gli allevatori che hanno riscosso un premio, il minimo, 260 euro che mancano alla Dormello per fare l'aggancio, lo ha intascato Adriano Riva con Don Viannei, occupando così l'ultima posizione tra coloro che hanno visto un proprio rampollo finire almeno nelle prime tre posizioni. Ricordiamo infatti che gli introiti riservati agli allevatori italiani vengono elargiti a condizione di arrivare nelle prime tre posizioni e senza considerare i cavalli prodotto di allevatori stranieri.
Tra i soggetti rimasti a secco spiccano la Finanza Locale Consulting, la Razza Montalbano, l'Effevi (dominatrice in piano tra le scuderie), l'Azienda Agricola Razza Emiliana e via dicendo. In classifica anche la Incolinx dell'ingegner Romeo, in trentacinquesima posizione (livello poco consono a questi colori di prestigio nelle piane). Tra le "delusioni" si notano gli "specialisti" Luciani Stefano e Loreto (diciassettesimo) e Giuseppe Morese (diciannovesimo). Un plauso comunque finale a tutti per la passione e l'impegno non sempre redditizio, per una categoria che sento di rado rammentare in ippodromo o nelle interviste a commento di prestazioni ed esiti delle piste, ma che sta alla base di tutto il movimento.
PROPRIETARI
Passiamo ora alle scuderie, ovvero a chi, dopo gli allevatori, fa gli investimenti che permettono di tenere in piedi le corse dei cavalli.
Prima però di scendere in merito ricordiamo che le corse disputate sono state 164 (una in più rispetto allo scorso anno) così distribuite: 99 in siepi (di cui 26 per tre anni), 38 in steeple e 27 in cross (13 per dilettanti).
Chi ci potrebbe mai essere al comando, sia per numero vittorie che per introiti, se non Paolo Favero? Trentacinque successi su 130 corse ovvero circa il 27% degli ingaggi. Netto il calo rispetto ai cinquantuno successi del 2015, ma calo anche dei cavalli che hanno difeso il "fucsia shocking". 73 nel 2015, 48 quest'anno, inflessione del 34% che si rispecchia nel numero delle vittorie, calato del 31%, ma soprattutto degli introiti, passati dai 505.000 circa del 2015 ai circa 367.000 del 2016, dunque 138.000 euro in meno (non poco).
Un calo che non si limita al leader della scuderia, ma si riverbera anche sui clienti. La Magog di Axel Ambruschitz, fortemente ridimensionata (otto cavalli in luogo di quattordici) e orfana di cavalli di estremo valore come Solar Focus e Il Superstite, si è confermata seconda con dieci vittorie (contro le quattordici della passata stagione), ma con importante inflessione negli introiti. In Austria vanno infatti 145.000 euro a dispetto dei 335.000 del 2015, calo dunque addirittura superiore alla metà. Crollo meno marcato per la terza scuderia di casa Favero, la trevigiana D'Altemps che lascia il podio conquistato nella scorsa stagione, collocandosi in sesta posizione per introiti. Sei le vittorie dei giallo-arancioni (nove la passata stagione) con perdita contenuta a circa 40.000 euro rispetto ai dati passati.
Sale allora sul podio, di misura, Koei Dent che sfrutta il suo Mazhilis con tre sole corse che fruttano la terza somma più alta riscossa da una scuderia, salvandosi poi dal finale di Josef Aichner che incrementa il suo valore passando dall'undicesima alla quarta posizione con dieci vittorie (pari merito in seconda posizione con la Magog in fatto di numero vittorie) e 121.235 euro (257 euro in meno di Koei Dent) di vincite. Vittorie dunque raddoppiate e vincite aumentate in modo esponenziale (appena 38.395 nel 2015). Si tratta inoltre del proprietario, dopo Favero, ad aver mandato in pista il maggior numero di cavalli: quattordici.
Crescita importante poi anche per la scuderia Milano. Quinta per introiti, che aumenta di un'unità il numero di cavalli (passa da nove a otto), ma incrementa in modo vertiginoso le vincite pur vincendo appena una corsa in più rispetto al 2015 (cinque vittorie in luogo di quattro) con entrate che passano da 66.500 a 111.600 (quasi raddoppiate dunque).
Tra le new entry, a parte l'ospite straniero della Monte Negro (settima), sale Christian Troger, forse il soggetto che, in media, ha fatto il maggior numero di investimenti, comprando cavalli già affermatesi in mano altrui. E' salito dalla sessantacinquesima posizione all'ottava, conquistando le sue prime vittorie (cinque nel complesso, per un totale di 67.400 euro).
Grande livello di vittorie, quarta in questo, per la Tania - Vana (ex scuderia Montanari - La Faina), altra scuderia in forte ascesa (sessantanovesima nel 2015), con otto vittorie e 49.470 a valerle la decima posizione. Stabile, si riconferma (non era facile) nella top ten, Christian Ghiotti, nono, calando di una vittoria il livello toccato nel 2015 con un'inflessione inferiore a 20.000 euro di entrate e tre posizioni concesse ai rivali.
Bene poi la Vocetka, Remo Romano, Kurt Fekonja e la giovane Lydia Olisova, tutti in saldo attivo dal 2015. Una nota per la giovane appassionata slovacca, unica in bilancio positivo in casa Favero (quanto a introiti conquistati sul campo) ma con dieci cavalli impegnati, alcuni dei quali rispediti al mittente Favero, che ne fanno il terzo proprietario stagionale per numero di cavalli mandati in pista.
Tra le delusioni si registra il crollo della Statek-Chyse che, perso Cornet Obolensky, ha dirottato le proprie attenzioni all'estero con Fafintadenient, abbandonando la top ten (era quinta) per scendere in ventidueesima posizione. Idem per la Pegas DS, praticamente quasi assente (due corse e una vittoria) ed Eros Ostanel che sembra essersi ritirato del tutto dal movimento (lo scorso anno chiuse nono).
Investimenti importanti non molto ripagati dal campo poi per Arcadio Vangelisti (ex cliente di calibro di Favero), il proprietario di punta del gruppo Satalia, che ha colto due vittorie mandando in pista sei soggetti per un totale di 13.277 euro, livello di gran lunga inferiore alle somme spese. Trentaseiesimo posto in classifica e decisione di prender la via della Francia, da ottobre, perseverando a spendere senza tagliare traguardi in prima posizione. Per i Satalia si segnalano poi le promettenti tre vittorie iniziali della Liga la Sela, le prime in ostacoli per questa scuderia, che han però fruttato 11.687 euro e il quarantesimo posto in classifica.
Questo per sommi capi. Possiamo aggiungere che sono stati 131 i colori rappresentati, lievissimo dunque il calo rispetto ai 138 della passata stagione. In cinquantacinque hanno gioito per almeno una vittoria, venticinque si sono ripetuti, solo diciassette quelli capaci di cogliere una tripletta.
ALLENATORI
Veniamo ora a chi i cavalli li prepara per mandarli in pista. Davanti a tutti, ancora (credo per l'undicesima volta consecutiva per un totale di dodici scudetti), lo zar di Sinigo Paolo Favero, con regressione ai livelli di dieci anni fa in termini di vittorie. 58 vittorie su 153 corse, ha addirittura rinunciato a undici ingaggi (era sempre stato presente negli ultimi anni). Un calo importante, determinato dalla crescita degli avversari (Vana sr e Romano), ma anche da strategie di mercato, non sappiamo se dovute alla decisione di ridurre i budget, poco premianti. Non ritorneremo sul punto, avendolo già trattato. Calo del 37,6% (nel 2015 erano state 93 le vittorie), reso ancora più manifesto dalle "sole" nove doppiette e due triplette colte negli ultimi dodici mesi in luogo delle passate TRENTA doppiette oltre che sei triplette e addirittura un poker. Crollo anche nei successi in pattern race da quindici a otto (quasi il 50%), di cui uno vinto a tavolino e con un solo pretendente al Gran Premio Merano, finito sesto.
Dati che, si intuisce, si ripercuoteranno in modo importante sui prossimi investimenti (653.000 euro di introiti contro il milione superato dello scorso anno), rischiando addirittura di amplificare la crisi, se di crisi può parlarsi. Di certo a Paolo Favero non manca la classe e la competenza per dare un colpo di coda a questa situazione, di questo non abbiam il minimo dubbio. Si conferma vincitore nelle classifiche di riunione di Merano, Milano e Treviso.
Scatenato, dietro, Josef Vana sr, se di scatenato può parlarsi (anche lui è un grandisismo maestro che non si scopre certo adesso). Il sodalizio chiuso con Aichner da ottobre, probabilmente, lo renderà molto più presente nella prossima stagione. Ha conservato il secondo posto in classifica difendendosi dal gran finale di Raf Romano che era giunto quasi a sopravanzarlo. 28 successi, record in carriera per lui in Italia, vittoria nella classifica di riunione, a pari merito con Favero, di Pisa, quattro classiche centrate a partire dalla perla nel Gran Premio Merano vinto con un cavallo non di prima fascia. Numeri importanti (crescita prossima ai 150.000 euro nel volume di vincite rispetto al 2015, solo in Italia) che sono da evidenziare soprattutto grazie al grande numero di clienti e un impegno che si apre a più nazioni, fino a comprendere la Francia. Un vero e proprio globe trotter che sa strappare consensi.
Attenzione però anche alla crescita (circa di 100.000 euro) dell'allievo prediletto di Favero, ovvero Raf Romano. Eccelsa stagione, specie se si considerano le grosse difficoltà iniziali nel 2015. Paga ancora un bacino di utenza piuttosto frastagliato, ma ha colto per strada Christian Troger che potrebbe regalargli più di una soddisfazione. Geniale, o forse più fortunato, l'acquisto di Amaranthus. In entrata poi un Queen Winkle che potrebbe far vedere cose importanti nel 2017. Ventiquattro successi, conferma la vittoria nella classifica di riunione di Grosseto, porta a casa le prime sue quattro classiche da allenatore (lo fa soprattutto con i tre anni e con un rigenerato Dominato, in steeple, tra i novizi) e porta a quattro (da una) le doppiette. Molto, molto bene e in crescita.
Dietro ai tre, il vuoto. Quarto Arnaldo Bianco, a sette vittorie (tante quante quelle conseguite in totale nei sette anni precedenti), poi lasciato da Aichner che lo ha sacrificato al cospetto di Vana. Cala ancora, purtroppo, Francesco Contu che corre pochissimo, solo trentanove corse, e che non è affatto inferiore (non c'è certo da dimostrarlo) a coloro che oggi si spartiscono il maggior numero di vittorie. Solo cinque le vittorie del maestro sardo che ha tolto, all'ultima giornata, il quinto posto (per il maggior numero di secondi posti conseguiti) a Giuseppe Satalia. Per il colonnello quattro successi in più rispetto al 2015, ma tutti in prove di secondo piano col solo Amedeo Duca D'Aosta di Treviso ad aver un certo valore, pur non essendo una pattern race (peraltro grande prova da kamikaze nell'occasione di Triangle d'Or, premiata poi dalla pista senza tanto da replicare). Ne è una dimostrazione la dodicesima posizione, comunque onorevole, per volumi premi aggiudicati.
Tra gli altri si registra un cinico, ma che dico cinico, terribile Radek Holcak, quattro vittorie (tre in pattern) in sei corse a ritoccare la sua pazzesca percentuale di vittorie che ne fa l'allenatore nettamente più vittorioso in media, considerando un minimo di 50 corse disputate, negli ultimi otto anni di ostacolismo in Italia. Tasso quasi del 30%.
Da evidenziare poi le prime vittorie di Melanie Frank, tre, con decimo posto in classifica. Applauso per la prima pattern race conquistata da Laura Marinoni, vincitrice della Gran Corsa Siepi di Pisa con un Mentore mai così forte, quindi il crollo della rivelazione 2015 Ilenia Nero che, da maggio, ha rotto con la scuderia Ghiotti finendo dal quinto al trentunesimo posto senza neppure cogliere una vittoria. Molta sfortuna però per lei, come evidenziano gli undici secondi posti conquistati, alcuni anche con cavalli inferiori alla concorrenza (l'ultimo secondo posto di Achen a Pisa in una prova da 5.100 euro al primo è un eccellente risultato), su trentatrè corse (non male come livello). Prove che trovano riscontro nel nono posto in classifica (non malaccio) per volume di euro introitati dai cavalli da lei allenati (46.000 euro circa, erano stati 88.000 nel 2015), a testimoniare quanto la classifica sia bugiarda. Resta comunque tredicesima, per vittorie, nella classifica che comprende i dati degli ultimi otto anni in ostacoli, e ha colto un secondo posto in listed con Nelly Darrier, poi settima nel primo Gran Premio Merano della carriera dell'allenatrice.
Che dire del resto? Primo successo da allenatore per Dirk Fuhrmann con un soggetto che ha dato Spettacolo.
FANTINI
Brilla per la terza volta consecutiva la stella di Josef Bartos che si riconferma golden joceky pur con un bottino notevolmente ridotto rispetto alla stagione 2015. Sono state ventiquattro le vittorie in meno rispetto al record personale marcato dal ceko nella passata stagione. L'asticella si è dunque fermata a 35 vittorie, tante quante quelle marcate nel 2009, quando giunse secondo alle spalle del dominatore Raf Romano. Si tratta comunque del secondo livello più alto toccato dal fantino ceko in Italia, ottenuto nonostante un mese di stop per infortunio che lo ha tagliato fuori dalla riunione grossetana. Una pausa che ha permesso al secondo in classifica, il connazionale Josef Vana Jr, di acciuffarlo a pari merito e poi batterlo di una lunghezza nella riunione pisana. Trionfo comunque nella generale e nelle classifiche di riunione di Merano (17 a 12 su Romano), Milano (9 a 6 su Vana jr) e Treviso (5 a 4 su Vana jr).
Eccezionale la stagione per Vana Jr, che ha però visto trionfare la seconda monta di scuderia, Jan Kratochvil (golden jockey in patria), nel Gran Premio Merano. Il figlio d'arte si è tuttavia riconfermato per la seconda volta secondo, vincendo qualche corsa in più rispetto alla passata stagione. Ha tagliato il traguardo per primo in 23 circostanze, quattro volte in più rispetto al 2015 ma quattro in meno rispetto al suo record personale siglato nel 2014. Vittoria per lui, credo per la prima volta in assoluto, poi della classifica di riunione di Pisa.
Terzo posto per il veterano e plurivincitore della classifica di settore Raf Romano, passato dai 10 successi della passata stagione ai 18 attuali. Da evidenziare come il bresciano abbia subito un calo vertiginoso di vittorie rispetto ai suoi standard, si ricordano i 62 sigilli del 2009 e una media vittoria di circa 55 successi l'anno prima della rottura col sodalizio con Paolo Favero per la scelta di intraprendere la carriera in proprio da allenatore. Il Raf nazionale ha saputo comunque riconfermarsi, per il secondo anno di fila, al vertice della classifica di riunione di Grosseto con una vittoria di margine su Josef Vana (cinque a quattro lo score).
Dietro ai tre "giganti" si classificano a pari merito la seconda monta in casa Favero, Dominik Pastuszka (il fantino più in pista nella stagione con 131 ingaggi su 151 corse e 11 vittorie, ovvero a meno tre dal record personale) e la prima in casa Contu, Davide Columbu ( il fantino più virtuoso, contrariamente alla passata stagione dove fu quello più volte rotolato a terra, con 80 monte e nessuna caduta), terzo classificato nella graduatoria di Milano. Segue Jan Kratochvil a sette, quindi Alessandro Pollioni (terzo a Pisa) e John Paul Brennan a sei e Davide Satalia a cinque. Sono stati cinquantatre i fantini scesi in pista almeno una volta (contro i quarantanove del 2015), venticinque sono risultati vincitori, nove di questi per una sola volta. Inflessioni importanti, in termini di vittorie, per Sylvain Mastain passato da sette a tre vittorie e per Ivan Cherchi da cinque a una. Il più positivo, per quel che concerne i miglioramenti statistici, è stato Davide Satalia tornato a vincere, addirittura cinque volte, a dispetto del poco onorevole zero marcato nel 2015, peraltro con quattro corse disputate in più rispetto a quelle di quest'anno. Per lui, inoltre, ipotetica medaglia di bronzo conquistata nella classifica di riunione di Treviso.
Nessun gentleman, dei sette schierati contro i professionisti, è stato capace di vincere, lo scorso anno vi riuscì l'irlandese William Shanahan (assente nel 2016).
Il più in pista è stato Dominik Pastuszka, dominatore nei due main event del cross nazionale, con 131 ingaggi contro i 126 di Bartos. Sono gli unici due fantini che sono stati capaci di andare in tripla cifra, dietro di loro figurano Josef Vana jr (91 monte), Pollioni, Columbu e Raf Romano (80 monte).
Troviamo ancora Bartos leader in una classifica, non tanto di merito questa volta, ovvero quella delle cadute, essendo stato sbalzato di sella per sette volte oltre un'ottava (non conteggiata in quanto corsa annullata) nel Berlingieri che gli è valsa l'infortunio alla clavicola che lo ha messo fuori causa nella parte terminale di stagione. Condivide questo non tanto ambito primato con Emmanuel Reinhardt, sette cadute pure per lui, impegnato però in circa metà delle corse disputate dal collega. Tasso percentuale cadute molto alto per Reinhardt ovvero dell'11 % che lo colloca, quindi, al primo posto di questa speciale graduatoria con caduta finale, anche per lui, tale da fargli vincere un biglietto per l'infermieria ortopedica. Non sono mai caduti Columbu, El Rherras e Davide Satalia oltre ad altri fantini impegnati però in un numero limitato di corse.
GENTLEMAN E AMAZZONI
Assai più limitato il terreno di battaglia per i gentleman e amazzoni rappresentato da appena tredici corse, una in più rispetto al 2015. Settore ricostituito, per il versante ostacoli, dal 2014, dopo che era stato depennato dai programmi, che ha visto il ceko Marcel Altenburger trionfare per una sola lunghezza sul campione uscente Riki Belluco. Quattro a tre il risultato finale, con l'italiano che ha cercato di approfittare di un infortunio patito dall'avversario, a seguito caduta, che lo ha messo fuori gioco a settembre. Due vittorie per il bravo Michal Miksovsky e per Luca Bonacina.
Dalla lettura della classifica, ma anche delle prove visionate, si denota come il settore si regga soprattutto sui gentleman di vecchio corso, quali gli ottimi Belluco e Bonacina, e su stranieri provenienti soprattutto da Repubblica Ceka e Francia (una vittoria su una corsa per Gonzague Cotreau). Stentano molto a carburare gli italiani forgiati dalle scuole messe in piedi, anche con sacrificio, dal colonnello Satalia e compagni. Pier Luigi Stefani, probabilmente il più promettente del nuovo corso, non è andato oltre a due terzi posti su sei uscite. Siamo certi che saprà presto togliersi la qualifica di maiden, ma sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più anche perché, ancora una volta, nessuno di questi soggetti è andato al bersaglio grosso. Sono stati ventidue i dilettanti scesi in pista (venti gentleman e due amazzoni), solo sei sono risultati vincitori. Di questi sei il 50% è titolare di patentino estero, mentre il terzo italiano a vincere è stato il veterano Daniele Tonelli (beffando il futuro vincitore della classifica Altenburger) in una prova rocambolesca di Milano che ha suscitato non poche polemiche. Sotto i vincitori figura un altro straniero ovvero Pavel Peprna, due volte secondo, quindi Lorenzo Chieregati e Angelo Torosani con un secondo posto.
Si conferma specialista nelle cadute Luca Carminati (gentleman di nuova formazione) volato per le terre, come l'anno scorso, per quattro volte su otto prove (tasso del 50% contro il 66,6% della passata stagione). Per lui anche un terzo posto così come per Claudiano Patelli.
GLI STALLONI
PADRI di Ostacolisti
Verrebbe da chiedersi, a prima facie, se quella che segue sia una classifica stalloni o artisti, del resto il grande "Mago" Tesio insegnava che nomen omen e quindi metteva a tutti i suoi prodotti il nome di un qualche artista o di una corrente artistica. Ma cosa c'entra Tesio? Questa la probabile domanda di un lettore poco attento che magari ha anche perso un ferro. C'entra e come, perché il suo genio ribelle appare ormai cristallizzato nella storia di questo sport. Come vedrete si è verificato, e non è certo un evento eccezionale, un vero e proprio dominio che risponde a uno stallone caporazza canadese chiamato Northern Dancer il cui sangue, regredendo di due generazioni, arriva direttamente da una creatura di Dormello: Nearco.
E allora andiamo a illuminare il settore proprio con il più grande rappresentante del Pharos.
Sono stati 199 gli stalloni rappresentati nella stagione dell'ostacolismo italiano, dunque diciassette in meno rispetto al 2015. Molte le conferme, ma leadership completamente modificata. Certo, il panorama ostacolistico italiano è limitato (in fatto di numero corse) e non esaustivo come per il settore delle piane, risentendo anche delle scelte fatte dai vari allenatori e del confronto non aperto all'intera categoria ma ai soli cavalli indirizzati, per ragioni diverse, sui salti.
Lo stallone che ha riportato il maggior numero di vittorie è stato Dylan Thomas, nome da artista che ricorda un celebre poeta, scrittore e drammaturgo gallese che è anche all'origine, pensate, della scelta da parte di Tiziano Sclavi del nome Dylan Dog (ex saltatore Favero, tra l'altro) ovvero il più celebre detective dell'incubo del mondo del fumetto italiano (e non solo di esso). Stallone di grosso rilievo anche in piano, figlio di Danehill (dunque discendenza Northern Dancer) padre di quel Dylan Mouth che lasciò, qualche anno fa, a bocca aperta l'intero pubblico di Roma, e non solo, vincendo Derby e molteplici altre classiche per i colori del signor Felice Villa segnalandosi quale miglior cavallo degli ultimi anni dell'allevamento italiano. Lo stallone si è dimostrato buon riproduttore di ostacolisti, anche all'estero, e ha colto il primo posto nella classifica italiana per numero di vittorie riportate dai suoi figli nella stagione appena passata. Sono stati sette gli squlli di tromba, frutto delle vittorie di quattro dei sei figli che lo hanno rappresentato per un totale di trenta chance di vittoria. Tre i successi dell'enorme Roman, soggetto importato dal signor Montanari e affidato alle cure di Josef Vana sr, due dell'inbreeding 3x4 su Northern Dancer costituito dal bellissmo Big Mago, una vittoria per le femmine Hoi Hoi e Bobo Merenda. Un trend che migliora dunque l'andamento del 2015 (Dylan Thomas chiuse in nona posizione con tre vittorie su tredici chance), ma non permette allo stallone di superare i successi marcati dallo scomparso High Chaparral, leader la passata stagione con nove centri (sette dei quali firmati High Master) e precipitato nella stagione corrente in undicesima posizione. Peraltro è da sottolineare come l'attuale tasso di monta sia decisamente abbordabile essendosi assestato a 5.000 euro contro i 50.000 euro del suo primo anno di monta (2008). E' disponibile in Irlanda presso la Castle Hyde Stud.
Seconda posizione per il "faraonico" Galileo, altro nome d'artista anche se, più correttamente, si dovrebbe parlare di scienziato della scuola pisana che non necessita certo presentazioni. E' il miglior stallone in assoluto dell'intero panaroma ippico, plurivincitore delle classifiche in Inghilterra e Irlanda settore piane in via consecutiva per svariati anni. E' un altro discendente della famiglia Northern Dancer, ceppo Sadler's Wells (in luogo di Danzig, come invece Dylan Thomas). Stallone il cui tasso di monta è difficilmente quantificabile, saltando in trattativa privata e solo con fattrici di gradimento al sindacato che ne detiene i diritti di "sfruttamento". Stallone dunque dai gusti alquanto ricercati che non viene concesso semplicemente pagando.
E' il secondo stallone, dopo Mujahid (40 rappresentazioni), che è stato rappresentato il maggior numero di volte con 38 rappresentazioni (usiamo questo termine e non corse perché abbiam conteggiato tutte le volte che lo stallone è apparso in un programma; pertanto nel caso in cui in una stessa corsa fossero stati presenti due figli di Galileo le "rappresentazioni" a fine di questa classifica per noi sarebbero due e non una). Schizzo in vetta davvero eccezionale, dato anche il valore e le sole nove rappresentazioni della passata stagione, a testimoniare un tentativo da parte degli allenatori (Vana sr e Favero) di ricercare sangue nobiliare. Sei le vittorie e venticinque piazzamenti, grazie alla tripletta messa a segno da Le Cirque e le vittorie non esaltanti del duo fucsia costituito da Lord of the Nile e Mishghar. Cinque i figli che lo hanno rappresentato, con performance complessive però non certo da campioni.
Un triunvirato sul terzo gradino del podio con cinque vittorie a testa a dipingere il proverbiale 5 5 5 alla Martino, piuttosto che alla Martone, come suggerito dall'immortale cult L'Allenatore nel Pallone. Troviamo la sorpresa assoluta Daro Sopran, cavallo mai piazzato in pattern race (ma discendente, ancora una volta, da Northern Dancer, ramo Nijinsky, con inbreeding 4x4 sulla madre incentrato su Tenerani) che si è fatto forte dei cinque successi di Amaranthus (l'unico a rappresentarlo nel circus) quale prodotto del suo ultimo anno di attività riproduttiva, il nobilissimo Sinndar (sempre discendenza Northern Dancer linea Danzig), vittorioso sia con Lindaro che con Tuk Tuk (dimostrando quindi eccezionale attitudine), e lo specialista tedesco Sholokhov a completare l'en plein Northern Dancer (essendo figlio di Sadler's Wells).
Bene in quota con quattro vittorie Aussie Rules, Mujahid (lo stallone col maggior numero di figli insieme a Samum e a Dylan Thomas a formare il proverbiale numero della targa del Maggiolone di Dylan Dog con sei figli a testa)
Dunque podio completamente rinnovato, dato che lo scorso anno finirono nell'ordine High Chaparral, Intense Focus (nessuna vittoria nel 2016) e King Charlemagne (sesto nel 2016).
Da un punto di vista generale possiamo poi dire che dei 199 sono stati 88 gli stalloni che hanno visto almeno un loro prodotto cogliere un successo, la metà circa di questi ultimi è stata in grado di ripetersi almeno una volta. Dei 199, 154 sono stati rappresentati più di una volta, 80 più di cinque. Sette quelli capaci di abbattare il muro delle diciannove rappresentazioni. Tra i più rappresentati, non hanno colto alcuna vittoria Kodiac (15 rappresentazioni), Iffraaj (14 rappresentazioni) e First Samurai (13 rappresentazioni).
Record di piazzamenti, non conteggiando le vittorie, ottenuto a pari merito da Galileo e Mujahid con venticinque piazzamenti (ovvero 31 a 29 conteggiando le vittorie), seguono Hurricane Run a diciotto (venti con le vittorie) e Aussie Rules a diciassette (ventuno con le vittorie).
Il vincitore della classifica 2016 per somme vinte, a stravolgere il tutto in virtù del bonus premi offerto dal Gran Premio Merano, è stata la super sorpresa Country Reel (addirittura settantacinquesimo la passata stagione), uno stallone finito svenduto in Turchia ma pur sempre discendente di Northern Dancer (sponda Danzig). Grazie all'unico prodotto che lo ha rappresentato, Mazhilis, ha vinto 121.492 euro battendo di appena 265 euro la somma riportata da High Chaparral nella passata stagione. 80.970 euro poi per Sholokhov (quinto la passata stagione), ancora secondo per il secondo anno di fila (e con due figli diversi) nel Gran Premio Merano. Terzo il grigio Aussie Rules con 70.465 (balzo in avanti dalla sedicesima posizione). A precedere, con scarto massimo di circa 9.000 euro e vincite superiori ai 50.000 euro, Intikhab, Mujahid, Galileo, King Charlemagne, Red Rocks e Dylan Thomas (solo nono per vincite, nonostante il maggior numero di vittorie riportate). Preciptato in dodicesima posizione, con 44.047 euro, High Chaparral, vincitore nel 2015.
Dei 199 stalloni 64 hanno vinto più di 10.000 euro, mentre 36 non hanno riscosso neppure un euro. Tra questi spiccano, per il maggior numero di rappresentazioni, Montalegre, Good Sphinx e Vision d'Etat rispettivamente con sette, sei e quattro rappresentazioni.
Distacco inferiore ai 1.000 euro per il terzo piazzato, la potentissima La Nuova Sbarra che attualmente avrà altri pensieri per la testa che festeggiare un bronzo in una classifica peraltro che non prevede premi se non quelli economici già elargiti dagli organizzatori corse a prescindere da questi piazzamenti finali. Bel piazzamento, ai margini del podio, per un altro colosso dell'allevamento italiano ovvero l'Azienda Agricola Rosati Colarieti, con 18.070 euro. Seguono, tutti con un cavallo, l'Immobiliare Casa Paola (14.230 euro), la Società Agricola Al. Deni (12.940 euro, a lungo in testa nella prima parte di stagione grazie a Rio Apache), l'Azienda Agricola il Tiglio (10.535 euro), l'intramontabile Giulio Frascatani (9.410 euro con Sol Invictus), Giuliano Fanti (9.410 euro) e, in decima posizione, l'Eledy con due soggetti (6.485 euro).
Quarantaquattro gli allevatori che hanno riscosso un premio, il minimo, 260 euro che mancano alla Dormello per fare l'aggancio, lo ha intascato Adriano Riva con Don Viannei, occupando così l'ultima posizione tra coloro che hanno visto un proprio rampollo finire almeno nelle prime tre posizioni. Ricordiamo infatti che gli introiti riservati agli allevatori italiani vengono elargiti a condizione di arrivare nelle prime tre posizioni e senza considerare i cavalli prodotto di allevatori stranieri.
Tra i soggetti rimasti a secco spiccano la Finanza Locale Consulting, la Razza Montalbano, l'Effevi (dominatrice in piano tra le scuderie), l'Azienda Agricola Razza Emiliana e via dicendo. In classifica anche la Incolinx dell'ingegner Romeo, in trentacinquesima posizione (livello poco consono a questi colori di prestigio nelle piane). Tra le "delusioni" si notano gli "specialisti" Luciani Stefano e Loreto (diciassettesimo) e Giuseppe Morese (diciannovesimo). Un plauso comunque finale a tutti per la passione e l'impegno non sempre redditizio, per una categoria che sento di rado rammentare in ippodromo o nelle interviste a commento di prestazioni ed esiti delle piste, ma che sta alla base di tutto il movimento.
PROPRIETARI
Passiamo ora alle scuderie, ovvero a chi, dopo gli allevatori, fa gli investimenti che permettono di tenere in piedi le corse dei cavalli.
Prima però di scendere in merito ricordiamo che le corse disputate sono state 164 (una in più rispetto allo scorso anno) così distribuite: 99 in siepi (di cui 26 per tre anni), 38 in steeple e 27 in cross (13 per dilettanti).
Chi ci potrebbe mai essere al comando, sia per numero vittorie che per introiti, se non Paolo Favero? Trentacinque successi su 130 corse ovvero circa il 27% degli ingaggi. Netto il calo rispetto ai cinquantuno successi del 2015, ma calo anche dei cavalli che hanno difeso il "fucsia shocking". 73 nel 2015, 48 quest'anno, inflessione del 34% che si rispecchia nel numero delle vittorie, calato del 31%, ma soprattutto degli introiti, passati dai 505.000 circa del 2015 ai circa 367.000 del 2016, dunque 138.000 euro in meno (non poco).
Un calo che non si limita al leader della scuderia, ma si riverbera anche sui clienti. La Magog di Axel Ambruschitz, fortemente ridimensionata (otto cavalli in luogo di quattordici) e orfana di cavalli di estremo valore come Solar Focus e Il Superstite, si è confermata seconda con dieci vittorie (contro le quattordici della passata stagione), ma con importante inflessione negli introiti. In Austria vanno infatti 145.000 euro a dispetto dei 335.000 del 2015, calo dunque addirittura superiore alla metà. Crollo meno marcato per la terza scuderia di casa Favero, la trevigiana D'Altemps che lascia il podio conquistato nella scorsa stagione, collocandosi in sesta posizione per introiti. Sei le vittorie dei giallo-arancioni (nove la passata stagione) con perdita contenuta a circa 40.000 euro rispetto ai dati passati.
Sale allora sul podio, di misura, Koei Dent che sfrutta il suo Mazhilis con tre sole corse che fruttano la terza somma più alta riscossa da una scuderia, salvandosi poi dal finale di Josef Aichner che incrementa il suo valore passando dall'undicesima alla quarta posizione con dieci vittorie (pari merito in seconda posizione con la Magog in fatto di numero vittorie) e 121.235 euro (257 euro in meno di Koei Dent) di vincite. Vittorie dunque raddoppiate e vincite aumentate in modo esponenziale (appena 38.395 nel 2015). Si tratta inoltre del proprietario, dopo Favero, ad aver mandato in pista il maggior numero di cavalli: quattordici.
Crescita importante poi anche per la scuderia Milano. Quinta per introiti, che aumenta di un'unità il numero di cavalli (passa da nove a otto), ma incrementa in modo vertiginoso le vincite pur vincendo appena una corsa in più rispetto al 2015 (cinque vittorie in luogo di quattro) con entrate che passano da 66.500 a 111.600 (quasi raddoppiate dunque).
Tra le new entry, a parte l'ospite straniero della Monte Negro (settima), sale Christian Troger, forse il soggetto che, in media, ha fatto il maggior numero di investimenti, comprando cavalli già affermatesi in mano altrui. E' salito dalla sessantacinquesima posizione all'ottava, conquistando le sue prime vittorie (cinque nel complesso, per un totale di 67.400 euro).
Grande livello di vittorie, quarta in questo, per la Tania - Vana (ex scuderia Montanari - La Faina), altra scuderia in forte ascesa (sessantanovesima nel 2015), con otto vittorie e 49.470 a valerle la decima posizione. Stabile, si riconferma (non era facile) nella top ten, Christian Ghiotti, nono, calando di una vittoria il livello toccato nel 2015 con un'inflessione inferiore a 20.000 euro di entrate e tre posizioni concesse ai rivali.
Bene poi la Vocetka, Remo Romano, Kurt Fekonja e la giovane Lydia Olisova, tutti in saldo attivo dal 2015. Una nota per la giovane appassionata slovacca, unica in bilancio positivo in casa Favero (quanto a introiti conquistati sul campo) ma con dieci cavalli impegnati, alcuni dei quali rispediti al mittente Favero, che ne fanno il terzo proprietario stagionale per numero di cavalli mandati in pista.
Tra le delusioni si registra il crollo della Statek-Chyse che, perso Cornet Obolensky, ha dirottato le proprie attenzioni all'estero con Fafintadenient, abbandonando la top ten (era quinta) per scendere in ventidueesima posizione. Idem per la Pegas DS, praticamente quasi assente (due corse e una vittoria) ed Eros Ostanel che sembra essersi ritirato del tutto dal movimento (lo scorso anno chiuse nono).
Investimenti importanti non molto ripagati dal campo poi per Arcadio Vangelisti (ex cliente di calibro di Favero), il proprietario di punta del gruppo Satalia, che ha colto due vittorie mandando in pista sei soggetti per un totale di 13.277 euro, livello di gran lunga inferiore alle somme spese. Trentaseiesimo posto in classifica e decisione di prender la via della Francia, da ottobre, perseverando a spendere senza tagliare traguardi in prima posizione. Per i Satalia si segnalano poi le promettenti tre vittorie iniziali della Liga la Sela, le prime in ostacoli per questa scuderia, che han però fruttato 11.687 euro e il quarantesimo posto in classifica.
Questo per sommi capi. Possiamo aggiungere che sono stati 131 i colori rappresentati, lievissimo dunque il calo rispetto ai 138 della passata stagione. In cinquantacinque hanno gioito per almeno una vittoria, venticinque si sono ripetuti, solo diciassette quelli capaci di cogliere una tripletta.
ALLENATORI
Veniamo ora a chi i cavalli li prepara per mandarli in pista. Davanti a tutti, ancora (credo per l'undicesima volta consecutiva per un totale di dodici scudetti), lo zar di Sinigo Paolo Favero, con regressione ai livelli di dieci anni fa in termini di vittorie. 58 vittorie su 153 corse, ha addirittura rinunciato a undici ingaggi (era sempre stato presente negli ultimi anni). Un calo importante, determinato dalla crescita degli avversari (Vana sr e Romano), ma anche da strategie di mercato, non sappiamo se dovute alla decisione di ridurre i budget, poco premianti. Non ritorneremo sul punto, avendolo già trattato. Calo del 37,6% (nel 2015 erano state 93 le vittorie), reso ancora più manifesto dalle "sole" nove doppiette e due triplette colte negli ultimi dodici mesi in luogo delle passate TRENTA doppiette oltre che sei triplette e addirittura un poker. Crollo anche nei successi in pattern race da quindici a otto (quasi il 50%), di cui uno vinto a tavolino e con un solo pretendente al Gran Premio Merano, finito sesto.
Dati che, si intuisce, si ripercuoteranno in modo importante sui prossimi investimenti (653.000 euro di introiti contro il milione superato dello scorso anno), rischiando addirittura di amplificare la crisi, se di crisi può parlarsi. Di certo a Paolo Favero non manca la classe e la competenza per dare un colpo di coda a questa situazione, di questo non abbiam il minimo dubbio. Si conferma vincitore nelle classifiche di riunione di Merano, Milano e Treviso.
Scatenato, dietro, Josef Vana sr, se di scatenato può parlarsi (anche lui è un grandisismo maestro che non si scopre certo adesso). Il sodalizio chiuso con Aichner da ottobre, probabilmente, lo renderà molto più presente nella prossima stagione. Ha conservato il secondo posto in classifica difendendosi dal gran finale di Raf Romano che era giunto quasi a sopravanzarlo. 28 successi, record in carriera per lui in Italia, vittoria nella classifica di riunione, a pari merito con Favero, di Pisa, quattro classiche centrate a partire dalla perla nel Gran Premio Merano vinto con un cavallo non di prima fascia. Numeri importanti (crescita prossima ai 150.000 euro nel volume di vincite rispetto al 2015, solo in Italia) che sono da evidenziare soprattutto grazie al grande numero di clienti e un impegno che si apre a più nazioni, fino a comprendere la Francia. Un vero e proprio globe trotter che sa strappare consensi.
Attenzione però anche alla crescita (circa di 100.000 euro) dell'allievo prediletto di Favero, ovvero Raf Romano. Eccelsa stagione, specie se si considerano le grosse difficoltà iniziali nel 2015. Paga ancora un bacino di utenza piuttosto frastagliato, ma ha colto per strada Christian Troger che potrebbe regalargli più di una soddisfazione. Geniale, o forse più fortunato, l'acquisto di Amaranthus. In entrata poi un Queen Winkle che potrebbe far vedere cose importanti nel 2017. Ventiquattro successi, conferma la vittoria nella classifica di riunione di Grosseto, porta a casa le prime sue quattro classiche da allenatore (lo fa soprattutto con i tre anni e con un rigenerato Dominato, in steeple, tra i novizi) e porta a quattro (da una) le doppiette. Molto, molto bene e in crescita.
Dietro ai tre, il vuoto. Quarto Arnaldo Bianco, a sette vittorie (tante quante quelle conseguite in totale nei sette anni precedenti), poi lasciato da Aichner che lo ha sacrificato al cospetto di Vana. Cala ancora, purtroppo, Francesco Contu che corre pochissimo, solo trentanove corse, e che non è affatto inferiore (non c'è certo da dimostrarlo) a coloro che oggi si spartiscono il maggior numero di vittorie. Solo cinque le vittorie del maestro sardo che ha tolto, all'ultima giornata, il quinto posto (per il maggior numero di secondi posti conseguiti) a Giuseppe Satalia. Per il colonnello quattro successi in più rispetto al 2015, ma tutti in prove di secondo piano col solo Amedeo Duca D'Aosta di Treviso ad aver un certo valore, pur non essendo una pattern race (peraltro grande prova da kamikaze nell'occasione di Triangle d'Or, premiata poi dalla pista senza tanto da replicare). Ne è una dimostrazione la dodicesima posizione, comunque onorevole, per volumi premi aggiudicati.
Tra gli altri si registra un cinico, ma che dico cinico, terribile Radek Holcak, quattro vittorie (tre in pattern) in sei corse a ritoccare la sua pazzesca percentuale di vittorie che ne fa l'allenatore nettamente più vittorioso in media, considerando un minimo di 50 corse disputate, negli ultimi otto anni di ostacolismo in Italia. Tasso quasi del 30%.
Da evidenziare poi le prime vittorie di Melanie Frank, tre, con decimo posto in classifica. Applauso per la prima pattern race conquistata da Laura Marinoni, vincitrice della Gran Corsa Siepi di Pisa con un Mentore mai così forte, quindi il crollo della rivelazione 2015 Ilenia Nero che, da maggio, ha rotto con la scuderia Ghiotti finendo dal quinto al trentunesimo posto senza neppure cogliere una vittoria. Molta sfortuna però per lei, come evidenziano gli undici secondi posti conquistati, alcuni anche con cavalli inferiori alla concorrenza (l'ultimo secondo posto di Achen a Pisa in una prova da 5.100 euro al primo è un eccellente risultato), su trentatrè corse (non male come livello). Prove che trovano riscontro nel nono posto in classifica (non malaccio) per volume di euro introitati dai cavalli da lei allenati (46.000 euro circa, erano stati 88.000 nel 2015), a testimoniare quanto la classifica sia bugiarda. Resta comunque tredicesima, per vittorie, nella classifica che comprende i dati degli ultimi otto anni in ostacoli, e ha colto un secondo posto in listed con Nelly Darrier, poi settima nel primo Gran Premio Merano della carriera dell'allenatrice.
Che dire del resto? Primo successo da allenatore per Dirk Fuhrmann con un soggetto che ha dato Spettacolo.
BIG JOE
BARTOS
esulta in una foto d'annata con i colori del
DR. Charvat.
Brilla per la terza volta consecutiva la stella di Josef Bartos che si riconferma golden joceky pur con un bottino notevolmente ridotto rispetto alla stagione 2015. Sono state ventiquattro le vittorie in meno rispetto al record personale marcato dal ceko nella passata stagione. L'asticella si è dunque fermata a 35 vittorie, tante quante quelle marcate nel 2009, quando giunse secondo alle spalle del dominatore Raf Romano. Si tratta comunque del secondo livello più alto toccato dal fantino ceko in Italia, ottenuto nonostante un mese di stop per infortunio che lo ha tagliato fuori dalla riunione grossetana. Una pausa che ha permesso al secondo in classifica, il connazionale Josef Vana Jr, di acciuffarlo a pari merito e poi batterlo di una lunghezza nella riunione pisana. Trionfo comunque nella generale e nelle classifiche di riunione di Merano (17 a 12 su Romano), Milano (9 a 6 su Vana jr) e Treviso (5 a 4 su Vana jr).
Eccezionale la stagione per Vana Jr, che ha però visto trionfare la seconda monta di scuderia, Jan Kratochvil (golden jockey in patria), nel Gran Premio Merano. Il figlio d'arte si è tuttavia riconfermato per la seconda volta secondo, vincendo qualche corsa in più rispetto alla passata stagione. Ha tagliato il traguardo per primo in 23 circostanze, quattro volte in più rispetto al 2015 ma quattro in meno rispetto al suo record personale siglato nel 2014. Vittoria per lui, credo per la prima volta in assoluto, poi della classifica di riunione di Pisa.
Terzo posto per il veterano e plurivincitore della classifica di settore Raf Romano, passato dai 10 successi della passata stagione ai 18 attuali. Da evidenziare come il bresciano abbia subito un calo vertiginoso di vittorie rispetto ai suoi standard, si ricordano i 62 sigilli del 2009 e una media vittoria di circa 55 successi l'anno prima della rottura col sodalizio con Paolo Favero per la scelta di intraprendere la carriera in proprio da allenatore. Il Raf nazionale ha saputo comunque riconfermarsi, per il secondo anno di fila, al vertice della classifica di riunione di Grosseto con una vittoria di margine su Josef Vana (cinque a quattro lo score).
Dietro ai tre "giganti" si classificano a pari merito la seconda monta in casa Favero, Dominik Pastuszka (il fantino più in pista nella stagione con 131 ingaggi su 151 corse e 11 vittorie, ovvero a meno tre dal record personale) e la prima in casa Contu, Davide Columbu ( il fantino più virtuoso, contrariamente alla passata stagione dove fu quello più volte rotolato a terra, con 80 monte e nessuna caduta), terzo classificato nella graduatoria di Milano. Segue Jan Kratochvil a sette, quindi Alessandro Pollioni (terzo a Pisa) e John Paul Brennan a sei e Davide Satalia a cinque. Sono stati cinquantatre i fantini scesi in pista almeno una volta (contro i quarantanove del 2015), venticinque sono risultati vincitori, nove di questi per una sola volta. Inflessioni importanti, in termini di vittorie, per Sylvain Mastain passato da sette a tre vittorie e per Ivan Cherchi da cinque a una. Il più positivo, per quel che concerne i miglioramenti statistici, è stato Davide Satalia tornato a vincere, addirittura cinque volte, a dispetto del poco onorevole zero marcato nel 2015, peraltro con quattro corse disputate in più rispetto a quelle di quest'anno. Per lui, inoltre, ipotetica medaglia di bronzo conquistata nella classifica di riunione di Treviso.
Nessun gentleman, dei sette schierati contro i professionisti, è stato capace di vincere, lo scorso anno vi riuscì l'irlandese William Shanahan (assente nel 2016).
Il più in pista è stato Dominik Pastuszka, dominatore nei due main event del cross nazionale, con 131 ingaggi contro i 126 di Bartos. Sono gli unici due fantini che sono stati capaci di andare in tripla cifra, dietro di loro figurano Josef Vana jr (91 monte), Pollioni, Columbu e Raf Romano (80 monte).
Troviamo ancora Bartos leader in una classifica, non tanto di merito questa volta, ovvero quella delle cadute, essendo stato sbalzato di sella per sette volte oltre un'ottava (non conteggiata in quanto corsa annullata) nel Berlingieri che gli è valsa l'infortunio alla clavicola che lo ha messo fuori causa nella parte terminale di stagione. Condivide questo non tanto ambito primato con Emmanuel Reinhardt, sette cadute pure per lui, impegnato però in circa metà delle corse disputate dal collega. Tasso percentuale cadute molto alto per Reinhardt ovvero dell'11 % che lo colloca, quindi, al primo posto di questa speciale graduatoria con caduta finale, anche per lui, tale da fargli vincere un biglietto per l'infermieria ortopedica. Non sono mai caduti Columbu, El Rherras e Davide Satalia oltre ad altri fantini impegnati però in un numero limitato di corse.
GENTLEMAN E AMAZZONI
Assai più limitato il terreno di battaglia per i gentleman e amazzoni rappresentato da appena tredici corse, una in più rispetto al 2015. Settore ricostituito, per il versante ostacoli, dal 2014, dopo che era stato depennato dai programmi, che ha visto il ceko Marcel Altenburger trionfare per una sola lunghezza sul campione uscente Riki Belluco. Quattro a tre il risultato finale, con l'italiano che ha cercato di approfittare di un infortunio patito dall'avversario, a seguito caduta, che lo ha messo fuori gioco a settembre. Due vittorie per il bravo Michal Miksovsky e per Luca Bonacina.
Dalla lettura della classifica, ma anche delle prove visionate, si denota come il settore si regga soprattutto sui gentleman di vecchio corso, quali gli ottimi Belluco e Bonacina, e su stranieri provenienti soprattutto da Repubblica Ceka e Francia (una vittoria su una corsa per Gonzague Cotreau). Stentano molto a carburare gli italiani forgiati dalle scuole messe in piedi, anche con sacrificio, dal colonnello Satalia e compagni. Pier Luigi Stefani, probabilmente il più promettente del nuovo corso, non è andato oltre a due terzi posti su sei uscite. Siamo certi che saprà presto togliersi la qualifica di maiden, ma sarebbe stato lecito attendersi qualcosa di più anche perché, ancora una volta, nessuno di questi soggetti è andato al bersaglio grosso. Sono stati ventidue i dilettanti scesi in pista (venti gentleman e due amazzoni), solo sei sono risultati vincitori. Di questi sei il 50% è titolare di patentino estero, mentre il terzo italiano a vincere è stato il veterano Daniele Tonelli (beffando il futuro vincitore della classifica Altenburger) in una prova rocambolesca di Milano che ha suscitato non poche polemiche. Sotto i vincitori figura un altro straniero ovvero Pavel Peprna, due volte secondo, quindi Lorenzo Chieregati e Angelo Torosani con un secondo posto.
Si conferma specialista nelle cadute Luca Carminati (gentleman di nuova formazione) volato per le terre, come l'anno scorso, per quattro volte su otto prove (tasso del 50% contro il 66,6% della passata stagione). Per lui anche un terzo posto così come per Claudiano Patelli.
GLI STALLONI
PADRI di Ostacolisti
Verrebbe da chiedersi, a prima facie, se quella che segue sia una classifica stalloni o artisti, del resto il grande "Mago" Tesio insegnava che nomen omen e quindi metteva a tutti i suoi prodotti il nome di un qualche artista o di una corrente artistica. Ma cosa c'entra Tesio? Questa la probabile domanda di un lettore poco attento che magari ha anche perso un ferro. C'entra e come, perché il suo genio ribelle appare ormai cristallizzato nella storia di questo sport. Come vedrete si è verificato, e non è certo un evento eccezionale, un vero e proprio dominio che risponde a uno stallone caporazza canadese chiamato Northern Dancer il cui sangue, regredendo di due generazioni, arriva direttamente da una creatura di Dormello: Nearco.
E allora andiamo a illuminare il settore proprio con il più grande rappresentante del Pharos.
Sono stati 199 gli stalloni rappresentati nella stagione dell'ostacolismo italiano, dunque diciassette in meno rispetto al 2015. Molte le conferme, ma leadership completamente modificata. Certo, il panorama ostacolistico italiano è limitato (in fatto di numero corse) e non esaustivo come per il settore delle piane, risentendo anche delle scelte fatte dai vari allenatori e del confronto non aperto all'intera categoria ma ai soli cavalli indirizzati, per ragioni diverse, sui salti.
Lo stallone che ha riportato il maggior numero di vittorie è stato Dylan Thomas, nome da artista che ricorda un celebre poeta, scrittore e drammaturgo gallese che è anche all'origine, pensate, della scelta da parte di Tiziano Sclavi del nome Dylan Dog (ex saltatore Favero, tra l'altro) ovvero il più celebre detective dell'incubo del mondo del fumetto italiano (e non solo di esso). Stallone di grosso rilievo anche in piano, figlio di Danehill (dunque discendenza Northern Dancer) padre di quel Dylan Mouth che lasciò, qualche anno fa, a bocca aperta l'intero pubblico di Roma, e non solo, vincendo Derby e molteplici altre classiche per i colori del signor Felice Villa segnalandosi quale miglior cavallo degli ultimi anni dell'allevamento italiano. Lo stallone si è dimostrato buon riproduttore di ostacolisti, anche all'estero, e ha colto il primo posto nella classifica italiana per numero di vittorie riportate dai suoi figli nella stagione appena passata. Sono stati sette gli squlli di tromba, frutto delle vittorie di quattro dei sei figli che lo hanno rappresentato per un totale di trenta chance di vittoria. Tre i successi dell'enorme Roman, soggetto importato dal signor Montanari e affidato alle cure di Josef Vana sr, due dell'inbreeding 3x4 su Northern Dancer costituito dal bellissmo Big Mago, una vittoria per le femmine Hoi Hoi e Bobo Merenda. Un trend che migliora dunque l'andamento del 2015 (Dylan Thomas chiuse in nona posizione con tre vittorie su tredici chance), ma non permette allo stallone di superare i successi marcati dallo scomparso High Chaparral, leader la passata stagione con nove centri (sette dei quali firmati High Master) e precipitato nella stagione corrente in undicesima posizione. Peraltro è da sottolineare come l'attuale tasso di monta sia decisamente abbordabile essendosi assestato a 5.000 euro contro i 50.000 euro del suo primo anno di monta (2008). E' disponibile in Irlanda presso la Castle Hyde Stud.
Seconda posizione per il "faraonico" Galileo, altro nome d'artista anche se, più correttamente, si dovrebbe parlare di scienziato della scuola pisana che non necessita certo presentazioni. E' il miglior stallone in assoluto dell'intero panaroma ippico, plurivincitore delle classifiche in Inghilterra e Irlanda settore piane in via consecutiva per svariati anni. E' un altro discendente della famiglia Northern Dancer, ceppo Sadler's Wells (in luogo di Danzig, come invece Dylan Thomas). Stallone il cui tasso di monta è difficilmente quantificabile, saltando in trattativa privata e solo con fattrici di gradimento al sindacato che ne detiene i diritti di "sfruttamento". Stallone dunque dai gusti alquanto ricercati che non viene concesso semplicemente pagando.
E' il secondo stallone, dopo Mujahid (40 rappresentazioni), che è stato rappresentato il maggior numero di volte con 38 rappresentazioni (usiamo questo termine e non corse perché abbiam conteggiato tutte le volte che lo stallone è apparso in un programma; pertanto nel caso in cui in una stessa corsa fossero stati presenti due figli di Galileo le "rappresentazioni" a fine di questa classifica per noi sarebbero due e non una). Schizzo in vetta davvero eccezionale, dato anche il valore e le sole nove rappresentazioni della passata stagione, a testimoniare un tentativo da parte degli allenatori (Vana sr e Favero) di ricercare sangue nobiliare. Sei le vittorie e venticinque piazzamenti, grazie alla tripletta messa a segno da Le Cirque e le vittorie non esaltanti del duo fucsia costituito da Lord of the Nile e Mishghar. Cinque i figli che lo hanno rappresentato, con performance complessive però non certo da campioni.
Un triunvirato sul terzo gradino del podio con cinque vittorie a testa a dipingere il proverbiale 5 5 5 alla Martino, piuttosto che alla Martone, come suggerito dall'immortale cult L'Allenatore nel Pallone. Troviamo la sorpresa assoluta Daro Sopran, cavallo mai piazzato in pattern race (ma discendente, ancora una volta, da Northern Dancer, ramo Nijinsky, con inbreeding 4x4 sulla madre incentrato su Tenerani) che si è fatto forte dei cinque successi di Amaranthus (l'unico a rappresentarlo nel circus) quale prodotto del suo ultimo anno di attività riproduttiva, il nobilissimo Sinndar (sempre discendenza Northern Dancer linea Danzig), vittorioso sia con Lindaro che con Tuk Tuk (dimostrando quindi eccezionale attitudine), e lo specialista tedesco Sholokhov a completare l'en plein Northern Dancer (essendo figlio di Sadler's Wells).
Bene in quota con quattro vittorie Aussie Rules, Mujahid (lo stallone col maggior numero di figli insieme a Samum e a Dylan Thomas a formare il proverbiale numero della targa del Maggiolone di Dylan Dog con sei figli a testa)
Dunque podio completamente rinnovato, dato che lo scorso anno finirono nell'ordine High Chaparral, Intense Focus (nessuna vittoria nel 2016) e King Charlemagne (sesto nel 2016).
Da un punto di vista generale possiamo poi dire che dei 199 sono stati 88 gli stalloni che hanno visto almeno un loro prodotto cogliere un successo, la metà circa di questi ultimi è stata in grado di ripetersi almeno una volta. Dei 199, 154 sono stati rappresentati più di una volta, 80 più di cinque. Sette quelli capaci di abbattare il muro delle diciannove rappresentazioni. Tra i più rappresentati, non hanno colto alcuna vittoria Kodiac (15 rappresentazioni), Iffraaj (14 rappresentazioni) e First Samurai (13 rappresentazioni).
Record di piazzamenti, non conteggiando le vittorie, ottenuto a pari merito da Galileo e Mujahid con venticinque piazzamenti (ovvero 31 a 29 conteggiando le vittorie), seguono Hurricane Run a diciotto (venti con le vittorie) e Aussie Rules a diciassette (ventuno con le vittorie).
Il vincitore della classifica 2016 per somme vinte, a stravolgere il tutto in virtù del bonus premi offerto dal Gran Premio Merano, è stata la super sorpresa Country Reel (addirittura settantacinquesimo la passata stagione), uno stallone finito svenduto in Turchia ma pur sempre discendente di Northern Dancer (sponda Danzig). Grazie all'unico prodotto che lo ha rappresentato, Mazhilis, ha vinto 121.492 euro battendo di appena 265 euro la somma riportata da High Chaparral nella passata stagione. 80.970 euro poi per Sholokhov (quinto la passata stagione), ancora secondo per il secondo anno di fila (e con due figli diversi) nel Gran Premio Merano. Terzo il grigio Aussie Rules con 70.465 (balzo in avanti dalla sedicesima posizione). A precedere, con scarto massimo di circa 9.000 euro e vincite superiori ai 50.000 euro, Intikhab, Mujahid, Galileo, King Charlemagne, Red Rocks e Dylan Thomas (solo nono per vincite, nonostante il maggior numero di vittorie riportate). Preciptato in dodicesima posizione, con 44.047 euro, High Chaparral, vincitore nel 2015.
Dei 199 stalloni 64 hanno vinto più di 10.000 euro, mentre 36 non hanno riscosso neppure un euro. Tra questi spiccano, per il maggior numero di rappresentazioni, Montalegre, Good Sphinx e Vision d'Etat rispettivamente con sette, sei e quattro rappresentazioni.
Il leader 2016 per vittorie tra gli stalloni
DYLAN THOMAS
all'epoca dell'agonismo
con la giubba in formato
FULL PURPLE
che ha reso leggendario anche un altro cavallo con un nome
di un grande scrittore premiato col NOBEL
YEATS (due vittorie per lui e ventinovesima posizione
per vincite).
Quando si dice la potenza degli artisti,
non a caso la RAZZA DORMELLO aveva certe usanze ai tempi
del MAGO TESIO
(Foto keyword-suggestions.com).
Padri di fattrici di Ostacolisti.
Ed eccoci all'ultima graduatoria, forse quella vista con minor interesse (non so quanto a ragione) dagli addetti ai lavori, ovvero quella degli stalloni che si sono rivelati migliori quali riproduttori di madri di saltatori. Al comando non ci poteva che esser lui, il figlio prediletto di Northern Dancer, il caporazza pre-Galileo (che ne è figlio), avran tutti capito di chi sto parlando... Sadler's Wells. E' stato il secondo stallone più rappresentato, una volta in meno del cugino paterno Danehill e una in più del figlio di questi Danehill Dancer. Ventisei le rappresentazioni con otto vittorie marcate da tutti i nipoti (quattro) che sono scesi in pista. Massima garanzia di successo quindi, almeno nel 2016, con dodici ulteriori piazzamenti. Tuk Tuk (dalla figlia Shuttle Mission) il più qualitativo, con due classiche vinte su tre vittorie, quindi i duplici successi di Shipwright (dalla femmina Shinko Hermes) e Big Mago (dal "dolce uccello di fuoco"), per concludere con l'unica vittoria riportata da Vespro Place ex Incolinx dallo speciale verdone ovvero Special Green. Un totale di piazzamenti e vittorie che ha fruttato, ai detentori dei nipoti griffati in linea diretta femminile, 74.825 euro. Bella somma, ma non è il record stagionale.
Secondo posto per un poker di soggetti tra cui il citato Danehill (il più volte rappresentato), il fratellastro per via paterna di quest'ultimo Anabaa, quindi un altro discendente di Northern Dancer (questa volta dall'uccello della tempesta Storm Bird) che risponde al nome Personal First, quindi il grigio Take Risks che ha nel sangue i geni di Northern Dancer, ma solo nella linea materna, essendo discendente della prole nata dal seme dell'Aga Khan Zeddaan (a sua volta però riconducibile al nonno paterno di Northern Dancer ovvero Nearco, bis nonno proprio di Zeddaan). Questi quattro stalloni hanno conquistato cinque vittorie a testa. Anabaa ha visto vincere tre nipoti su quattro (appena 40.562 euro di introito); Danehill tre su cinque, tra cui l'ottimo nipote Roches Cross (da Danemarque) per un totale complessivo di 55.564 euro; Personal First ha marcato i successi tutti con la rivelazione Amaranthus (dall'americana Zacapa), suo unico rappresentante, mentre Take Risks ha riportato lo score grazie ai trionfi di tre dei quattro nipoti che lo hanno rappresentato con 49.639 euro di bottino.
Sotto a questi soggetti figurano altri quattro stalloni autori di un poker di vittorie: Lycius, Danehill Dancer, Monsun e Acatenango.
Vediamo però quanti sono stati gli stalloni madri di fattrici degli ostacolisti che si sono disimpegnati in Italia nel 2016. Sono stati 201, dunque due in più rispetto ai padri a evidenziare una leggera maggiore variabilità. 92 hanno colto almeno una vittoria, solo 37 si sono ripetuti. Gli stalloni che hanno avuto il maggior numero di fattrici, e dunque di nipoti, a rappresentarli in pista sono stati Danehill, Galileo (tre vittorie ma modesto introito di 18.487 euro), Danehill Daner, Gran Lodge (tre vittorie) e l'americano trapiantato in Polonia Jape (neppure una vittoria su sei chance, ma secondo posto nella Gran Corsa Siepi di Milano con l'ungherese Diplomata). Cinque stalloni dunque con cinque nipoti apparsi in ostacoli sulle piste della nostra penisola.
Tra i più rappresentati ha avuto particolare sfortuna Xaar, una sola vittoria su ventuno chance per lui ma lunga serie di secondi posti centrati da Golden Hello, nessuna vittoria poi per Inchinor, Intikhab (protagonista da padre con Kifaaya), Lear Fan, il blasonatissimo Mr Prospector e Shamardal con chance ricomprese tra le sedici e le undici corse.
A livello di introiti buon risultato per Dalakhani (61.115 euro), soprattutto per merito di Sbarazzino (vincitore però anche l'altro nipote The Plough) e per Lycius (56.015 tutti firmati Sine Alia da leggersi quale Sol Invictus). Record tuttavia costituito, per il solito effetto dei bonus premi offerti dal Gran Premio Merano, da Theatrical ovvero l'ennesimo discendente da Northern Dancer (sponda ballerino, verrebbe da dire per ricollegarsi a quel Dylan Thomas di cui al Giuda Ballerino di Dylan Dog, record-horse tra i padri, trattandosi di un figlio di Nureyev) costruito su un inbreeding 4x5 su Nearco. Inutile dirlo che si tratta dell nonno materno di Mazhilis, padre della "mossa sensazionale" costituita da Sensational Mover, ma anche di Pacino Mo apparso una sola volta senza piazzarsi e figlio di quel Layman padre anche di Re Pegaso (fratellastro del sensazionale Panta Rhei ammirato nella prima corsa dell'anno 2017) come dire un quasi omonimo di quel cavallo allevato e di proprietà della Pegas che risponde al nome di Pacino (apparso in ostacoli lo scorso anno a Merano e nella stagione corrente in Cekia)... quando si dice un finale Al Bacino piuttosto che Al Pacino... E mo dove lo mettiamo: dietro DORMELLO? Giusto colpo teatrale a tener fede al nome del nonno.
Ed eccoci all'ultima graduatoria, forse quella vista con minor interesse (non so quanto a ragione) dagli addetti ai lavori, ovvero quella degli stalloni che si sono rivelati migliori quali riproduttori di madri di saltatori. Al comando non ci poteva che esser lui, il figlio prediletto di Northern Dancer, il caporazza pre-Galileo (che ne è figlio), avran tutti capito di chi sto parlando... Sadler's Wells. E' stato il secondo stallone più rappresentato, una volta in meno del cugino paterno Danehill e una in più del figlio di questi Danehill Dancer. Ventisei le rappresentazioni con otto vittorie marcate da tutti i nipoti (quattro) che sono scesi in pista. Massima garanzia di successo quindi, almeno nel 2016, con dodici ulteriori piazzamenti. Tuk Tuk (dalla figlia Shuttle Mission) il più qualitativo, con due classiche vinte su tre vittorie, quindi i duplici successi di Shipwright (dalla femmina Shinko Hermes) e Big Mago (dal "dolce uccello di fuoco"), per concludere con l'unica vittoria riportata da Vespro Place ex Incolinx dallo speciale verdone ovvero Special Green. Un totale di piazzamenti e vittorie che ha fruttato, ai detentori dei nipoti griffati in linea diretta femminile, 74.825 euro. Bella somma, ma non è il record stagionale.
Secondo posto per un poker di soggetti tra cui il citato Danehill (il più volte rappresentato), il fratellastro per via paterna di quest'ultimo Anabaa, quindi un altro discendente di Northern Dancer (questa volta dall'uccello della tempesta Storm Bird) che risponde al nome Personal First, quindi il grigio Take Risks che ha nel sangue i geni di Northern Dancer, ma solo nella linea materna, essendo discendente della prole nata dal seme dell'Aga Khan Zeddaan (a sua volta però riconducibile al nonno paterno di Northern Dancer ovvero Nearco, bis nonno proprio di Zeddaan). Questi quattro stalloni hanno conquistato cinque vittorie a testa. Anabaa ha visto vincere tre nipoti su quattro (appena 40.562 euro di introito); Danehill tre su cinque, tra cui l'ottimo nipote Roches Cross (da Danemarque) per un totale complessivo di 55.564 euro; Personal First ha marcato i successi tutti con la rivelazione Amaranthus (dall'americana Zacapa), suo unico rappresentante, mentre Take Risks ha riportato lo score grazie ai trionfi di tre dei quattro nipoti che lo hanno rappresentato con 49.639 euro di bottino.
Sotto a questi soggetti figurano altri quattro stalloni autori di un poker di vittorie: Lycius, Danehill Dancer, Monsun e Acatenango.
Vediamo però quanti sono stati gli stalloni madri di fattrici degli ostacolisti che si sono disimpegnati in Italia nel 2016. Sono stati 201, dunque due in più rispetto ai padri a evidenziare una leggera maggiore variabilità. 92 hanno colto almeno una vittoria, solo 37 si sono ripetuti. Gli stalloni che hanno avuto il maggior numero di fattrici, e dunque di nipoti, a rappresentarli in pista sono stati Danehill, Galileo (tre vittorie ma modesto introito di 18.487 euro), Danehill Daner, Gran Lodge (tre vittorie) e l'americano trapiantato in Polonia Jape (neppure una vittoria su sei chance, ma secondo posto nella Gran Corsa Siepi di Milano con l'ungherese Diplomata). Cinque stalloni dunque con cinque nipoti apparsi in ostacoli sulle piste della nostra penisola.
Tra i più rappresentati ha avuto particolare sfortuna Xaar, una sola vittoria su ventuno chance per lui ma lunga serie di secondi posti centrati da Golden Hello, nessuna vittoria poi per Inchinor, Intikhab (protagonista da padre con Kifaaya), Lear Fan, il blasonatissimo Mr Prospector e Shamardal con chance ricomprese tra le sedici e le undici corse.
A livello di introiti buon risultato per Dalakhani (61.115 euro), soprattutto per merito di Sbarazzino (vincitore però anche l'altro nipote The Plough) e per Lycius (56.015 tutti firmati Sine Alia da leggersi quale Sol Invictus). Record tuttavia costituito, per il solito effetto dei bonus premi offerti dal Gran Premio Merano, da Theatrical ovvero l'ennesimo discendente da Northern Dancer (sponda ballerino, verrebbe da dire per ricollegarsi a quel Dylan Thomas di cui al Giuda Ballerino di Dylan Dog, record-horse tra i padri, trattandosi di un figlio di Nureyev) costruito su un inbreeding 4x5 su Nearco. Inutile dirlo che si tratta dell nonno materno di Mazhilis, padre della "mossa sensazionale" costituita da Sensational Mover, ma anche di Pacino Mo apparso una sola volta senza piazzarsi e figlio di quel Layman padre anche di Re Pegaso (fratellastro del sensazionale Panta Rhei ammirato nella prima corsa dell'anno 2017) come dire un quasi omonimo di quel cavallo allevato e di proprietà della Pegas che risponde al nome di Pacino (apparso in ostacoli lo scorso anno a Merano e nella stagione corrente in Cekia)... quando si dice un finale Al Bacino piuttosto che Al Pacino... E mo dove lo mettiamo: dietro DORMELLO? Giusto colpo teatrale a tener fede al nome del nonno.
THEATRICAL
festeggia il 30,
non è dato sapere se si sia anche laureato,
di certo guarda tutti dall'alto
specie dalla classifica dei nonni.
(Foto da Horseforum.com).