RAPSODIA IN GRIGIO PER LA SCUOLA BOEMA: MAURICIUS E VOLKOV JELOIS CHIUDONO DAVANTI AL MIGLIOR RAPPRESENTANTE DI ZDENEK. NON CI SONO RIVALI PER SOPRAN LEGER E FIRST POLAR NELLE RISPETTIVE CATEGORIE.
Servizio di
Matteo Mancini
Domenica 11 febbraio
(Tempo variabile, terreno pesante).
Non possiamo non iniziare dall'epilogo della giornata. Il saluto, la dedica conclusiva, del protagonista assoluto della riunione, e non solo di quella, all'amico e collega scomparso tragicamente in pista. Big “Joe” Bartos campione anche di stile e di pacatezza, se la deve però sudare nella Gran Corsa Siepi Nazionale in un duello inatteso col doppio compagno di colori Volkov Jelois; la dinastia Scarpellini che non ti aspetti quantomeno a quei livelli, con dietro uno stoico Machinos, contro gli infortuni e contro i timori reverenziali, moderato in cabina di regia da un altro grande interprete: Jan Faltejsek.
Gli altri non ci sono. Satalia a cercare i black-type che non pervengono se non in Piazza dei Miracoli, vietato però confondere con l'altrettanto famoso campo (visti Volpe, buche e fate turchine in vena di pazzie). Magneto e Dirham Emirati provano a gestire le forze, ma nulla possono.
Le note finali di Bohemian Rhapsody in Grey per fare il verso a una storica sigla di turflash rimasta ai tempi e con le cadenze di Gershwin e, al tempo stesso, con la novità rivoluzionaria di un gruppo mal giudicato in certi luoghi della musica nonostante il marchio legato a Galileo, scienziato di pista e caporazza nei purosangue.
Il programma si apriva con l'assolo di Sopran Leger, il numero dodici di casa Aichner, il sei dello schieramento in assenza del numero 1 scuola Sassetti. La chiamata dell'ultima ora per sostituire l'infortunato Feed Back, che nelle prove preparatorie al Neni da Zara aveva riempito gli occhi disponendo a piacere di Pan de Azucar. Big “Joe” Bartos a pennellare gli ostacoli, poco convinto dell'attitudine del figlio di Make Believe sui volumi più alti dell'ostacolismo italiano. Lo spauracchio dell'arginello da esorcizzare per evitare il demone della caduta che si materializzava al cospetto dell'entourage Satalia con tanto di papa Giuseppe al seguito, per loro neppure i chinotti della casa. Kerry du Rib, a centro gruppo, staccava alta finendo in ginocchio e mettendo knock out Lucas Zuliani, alla prima in Italia, costretto a ricorrere alle cure dei medici e a bypassare il Gruppo 1. Sopran Leger e Bartos entravano in azione sulla riviera, dopo aver lasciato all'altro Aichner Tonk l'onere di dettare i giusti tempi. I due giallo-neri imprimevano una lunga accelerazione fin dal passaggio sulla curva della segreteria. Treno di gara che metteva in crisi, prima del preventivabile, un anonimo Khouer Cauvelliere, già fuori dai giochi a metà della dirittura opposta a quella di arrivo. Manteneva il contatto, invece, Pan de Azucar, lasciando più indietro Movie Night.
Sulla piegata finale, Pan de Azucar sfilava uno stanco Tonk, comunque artefice di buona prova, sebbene non a grande agio sugli ostacoli alti, e si metteva in caccia del leader.
Ai quattrocento dal palo, Gabriele Agus e Pan de Azucar scagliavano un duro attacco a un attendista Sopran Leger che dava persino l'impressione di non avercene abbastanza. Guai però fare i conti senza l'oste. Big “Joe” Bartos azionava la riserva duracell a braccia e frusta, nell'intervallo tra le ultime due siepi, costringendo Pan de Azucar ad alzare la più classica delle bandiere bianche che un colonnello può alzare prima ancora dell'ultima. Disarmante il cambio di ritmo operato in pochi tempi di galoppo da Sopran Leger, per un sorriso strozzato da Aichner in tribuna. L'ultima siepe consacrava, nonostante un salto scriteriato, il vice Feed Back sul trono del Neni da Zara (Gr.3). Primo vincitore classico in ostacoli da Make Believe, dopo due piazzati in Gruppo 2 e Gruppo 3 in Inghilterra. Soggetto di altra categoria rispetto ai rivali di giornata.
Il regolare Pan de Azucar terminava ancora secondo, con ben poco da recriminare e un altro piazzamento nobiliare da mettere in bacheca. Bravo Romano ad avergli ritagliato il giusto palcoscenico per le soddisfazioni al piccolo proprietario Rolando Facchini, sfortunato in estate per la perdita di Eternal Desire. Terzo, ad ampio intervallo, Movie Night chiudeva il podio trovando un insperato black-type per l'eventuale carriera da mare. Bravi Velek e Favero a correre all'attesa, cogliendo il massimo possibile per il soggetto a disposizione. Tonk, stanchissimo, chiudeva quarto, ma da protagonista. Khoeur Cauvelliere, in clamoroso regresso e forse indisposto dalla gradazione del terreno, completava l'ordine d'arrivo.
Settimo vincitore di Gruppo in ostacoli, dunque, per Karaktar che mostrava, almeno in Italia, di valere i 12.000 euro di monta quale specialista nel campo degli ostacoli.
Elogio che vale quanto una vittoria per lo “stregone” dalla Polonia Greg Wroblewski che con un'ultima categoria (non ce ne voglia il locale Giannotti, che ritirava il primo premio allevatori) completava un'ennesima impresa. Per Poirot si evidenziava ancora una volta l'attitudine del padre Desert Prince, in Italia non esaltato a dovere, a regalare un vantaggioso rapporto qualità-prezzo.
Policasta conquistava un piazzamento da black-type, qualificandosi, al momento, quale miglior prodotto in ostacoli da National Defense.
Deludevano, per le alte aspettative, Apex e Light French. Il primo, pur avendo corso in avanguardia, in evidente regresso; il secondo, promettente, ma ancora da fluidificare sui salti.
Male Kensington Square, sparito di scena a metà retta di fronte dopo aver cercato di contendere a Poirot il comando. Fermato all'inizio dell'ultimo giro l'avulso Solar Portrait.
Nella Gran Corsa Siepi Nazionale (Gr.1) il grande atteso Mauricius non deludeva i tanti supporter presenti sulle tribune, andando a cogliere l'ottavo successo consecutivo di una carriera che lo vedeva iscrivere il proprio nome per la sesta volta in Gruppo 1. Piaccia o non piaccia e al di là di un campo avversari non paragonabile a quello di un lustro fa, un campione che ha saputo registrare il proprio nome, insieme a quello di Aichner, Vana jr (e il trainer occulto Vana sr) e Bartos, nei libri dell'ostacolismo italiano. Dominatore assoluto della categoria in Italia. In lacrime copiose, al rientro dopo la corsa, la giovane groom incaricata da Vana jr di accompagnarlo in pista. Per il figlio del caporazza Kapgarde, tuttavia, le cose andavano in modo tutt'altro che agevole. L'altro grigio di casa Aichner, l'otto anni Volkov Jelois, complicava non poco il compito del compagno di avventura anche per via di un impiego molto più parsimonioso rispetto alla Gran Corsa Siepi di Pisa (dove aveva concluso terzo). I due, dopo aver seguito il leader Machinos (un bronzo meritatissimo con Faltejsek sempre bravo nelle prove di testa) al comando fin dal via, regalavano brividi agli spettatori che chiudevano con un applauso collettivo il duello in famiglia offerto dai due eredi di Linamix (uno su via paterna e l'altro materna), mentre quattrocento metri più indietro, fuori dai monitor ed è un dato di fatto, finiva nella polvere la venuta dalla Francia Magnolia, caduta sull'ultima siepe mentre contendeva il black-type al Troeger Magneto (li abbiamo lasciati così, nonostante la conoscenza delle linee e l'aver corso sulla pista) da rivedere negli ascendenti. Male Dirham Emirati, ben impiegato da Velek ma incapace di far prendere giri al motore da stayer.
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