giovedì 7 aprile 2016

Speciale GRAND NATIONAL di AINTREE - ANEDDOTI, CURIOSITà E RECORD DELLA CORSA



GRAND NATIONAL: CURIOSITA', STORIE, RECORD E ANEDDOTI DELLA PIù IMPORTANTE CORSA IN OSTACOLI DEL MONDO.


A cura di Matteo Mancini.


CRISP
protagonista dell'acceso duello nella prima vittoria
di Red Rum. Qua affronta il 
becher's brook come era negli anni '70.

Sabato andrà in scena nel teatro costituito dall'ippodromo di Aintree, periferia di Liverpool, la più grande prova in ostacoli del mondo, remunerata lo scorso anno con 570.000 sterline circa al primo. 7.200 metri da percorrere su un anello di forma triangolare su cui si elevano dal suolo trenta temibili ostacoli sormontati da fronde di abeti rossi, con i soli The Chair e The Water Jump da saltare una sola volta proprio in corrispondenza del passaggio davanti alle tribune. Una corsa dove resistenza, classe e fortuna si mescolano in quantità non sempre egualitaria e che ha ispirato racconti, leggende e persino film come il celebre Velvet, distribuito in Italia col titolo Gran Premio, interpretato da una giovanissima Elizabeth Taylor nel 1949. Per essere eroi non è necessario vincere, talvolta è sufficiente chiudere il percorso ed è eloquente che il numero massimo di cavalli giunti al termine del tracciato si è registrato nel 1984 con ventitré cavalli all'epilogo (poco più del 50% dei partenti). Da non sottovalutare il numero di decessi, dovuti alle cadute e rapportati su una percentuale che, negli ultimi dieci anni, oscilla tra il 1,3 e 1,4% del campo partenti contro il quattro e il sei per mille per le restanti prove in ostacoli. Una prova dunque dura, dal sapore epico, radicata nella cultura inglese e in quella ippica, prossima a compiere duecento anni di età, ma che solleva moti di protesta da parte degli animalisti e che nel corso degli anni ha visto addolcire la pericolosità dei salti. Non mancano le discussioni e i dubbi relativi alla genesi della corsa, organizzata e fondata da mister William Lynn, un proprietario alberghiero, che avrebbe affittato la pista di Aintree costruita da William Molyneux, secondo conte di Sefton, a partire dal 7 febbraio 1829, per dare il là alla manifestazione. La prima edizione, per convenzione ormai pacifica, viene fatta risalire al 1839, dopo le prime prove andate in scena dal 1836 al 1838 a Maghull. Non mancano tuttavia storici che fanno risalire la prima edizione proprio al 1836, sostenendo che in realtà queste edizioni si sono svolte proprio ad Aintree, con il primo doppio successo marcato da The Duke, montato dal capitano Martin Becher, il cui cognome sarà utilizzato per battezzare il più difficile ostacolo della corsa in cui cadde, per primo, proprio lo stesso capitano: il Becher's Brook. Leggenda vuole che Becher, caduto dentro il fossato colmo d'acqua posto alla base dell'ostacolo, si rialzò tutto gocciolante e disse: “L'acqua senza il brandy è una bevanda sgradevole!” Di Sir William invece il terzo successo non accreditato negli albi non apocrifi.

Al di là delle diatribe, per convenzione, il Grand National, inizialmente chiamato il Grand Liverpool Chase, ha visto la luce nel 1839 su una distanza di 6.400 metri, sfruttando l'arrivo della ferrovia e un'organizzazione sempre più su scala nazionale gravitante attorno alla figura dell'handicapper Edward Topham che, dal 1843, trasformerà la corsa da condizionata a handicap (proseguiranno in questo compito i suoi discendenti per un arco temporale pari a 125 anni). Una prova considerata fin da subito una vera e propria lotteria, piuttosto che un percorso tecnico, e che, per ironia della sorte, è stata battezzata proprio da un primo vincitore dal nome evocativo: Lottery montato da Jem Mason e allenato da George Dockeray che sarà anche il primo allenatore a vincere quattro edizioni istituendo nel 1852 un record eguagliato, a oltre cento anni di distanza, dai soli Fred Rimmel (vincerà la prima edizione grazie alla caduta di Devon Loch) nel 1976 e Ginger McCain nel 2004.

Se è vero che le femmine si dimostreranno poco adatte alla corsa (soprattutto nel '900), non mancano vincitrici poi ritirate in razza (l'ultima Nickel Coin, 1951), la prima vittoria di una cavalla futura fattrice non tarda ad arrivare. A battere tutte e tutti è Charity nel 1841, nella terza edizione della corsa. In tutto saranno tredici le future madri.
Piazzamenti illustri ottenuti poi da altre sette femmine future fattrici terminate nei primi quattro posti, con i doppi piazzamenti ottenuti da Tiberetta (terza nel 1957 e seconda nel 1958) e da Eyecatcher (due terzi posti nel 1976 e 1977). L'ultima a giungere tra i primi quattro è stata Dubacilla nel 1995.

Tom Olliver è il primo grande fantino a mostrare i muscoli aggiudicandosi per due volte consecutive il Grand National col successo del 1843, ventuno anni dopo lo emulerà George Stevens.

Nel 1844 il primo intervento atto ad attutire i rischi, se così vogliamo, con la sostituzione di un ostacolo costituito da un muro in pietra con l'attuale water jump ovvero la riviera, cioè una siepe con successivo specchio d'acqua da superare in volo. L'ostacolo è preceduto dalla più alta insidia del percorso: il The Chair ovvero "la sedia", un siepone alto 1 metro e 57 centimetri, con una profondità di 1 metro e 82 centimetri che deve il proprio nome a una sedia che era collocata in prossimità dell'ostacolo e dove siedeva un commissario di gara.

Sul versante del cronometro la corsa subisce una decisa accelerazione nel 1850 quando Abd el Kader abbatte di circa un minuto il record della corsa, portando il ragguaglio cronometrico sotto il muro dei dieci minuti: 9.57 e 5. Il record durerà dodici anni. Abd el Kader è inoltre il primo soggetto (di quattro) a rendersi protagonista di una doppietta consecutiva. Joseph Osborne, il proprietario, è il primo a marcare la doppietta sul versante dei colori.

La storia però è ricca di aneddoti e statistiche. Nel 1853 Peter Simple, già vincitore nel 1849, marca un record tutt'oggi imbattuto, volando sulla pista con una sicurezza tale da scrollargli di dosso la ruggine accumulata in quindici anni vita. A gestirlo sul tracciato c'è Tom Olliver che è il primo fantino a vincere tre edizioni.

Nel 1863 il primo successo di un cavallo preparato oltre i confini anglo-irlandesi. Il primato è francese con Huntsman (record della pista che durerà fino al 1933), emulato cinque anni dopo da Cortolvin. Vinceranno in seguito altri sei cavalli allevati in territorio transalpino, tre di questi negli ultimi sei anni dopo un'astinenza di un secolo. 

Una delle particolari maledizioni fattuali che gravitano sui partecipanti alla corsa è quella costituita dal mantello grigio. In quasi duecento anni di edizioni, solo tre cavalli grigi hanno vinto la prova. Il primo a centrare l'obiettivo, peraltro con una doppietta, è stato The Lamb (1868, 1871), con un'attesa poi di novanta anni prima del successo di Nicolaus Silver (1861) e un'ulteriore di cinquantuno per attendere il terzo vincitore: Neptune Collonges (2012). Otterrà invece due secondi posti consecutivi Suny Bay nel 1997 e 1998, emulato in un'occasione da King Johns Castle (2008).

Nell'edizione del 1868 scende in pista il primo cavallo dell'Europa dell'est, si tratta dell'ungherese Buszke che non ultima il percorso, cadendo sul terreno inglese.

Il Becher's Brook.

Nel 1870 il fantino George Stevens ottiene in sella a The Colonel, vincitore anche l'anno precedente, la quinta vittoria nel Grand National istituendo un record ancora imbattuto e vincendo per la seconda volta consecutiva un'edizione (c'era già riuscito nel biennio 1863-64). Un altro record lo piazza nel 1876 il signor James Octavius Machell che si aggiudica, in qualità di proprietario, tre edizioni con tre cavalli diversi in un arco temporale di appena quattro anni mancando il successo solo nel 1875 (una costanza a dir poco pazzesca).

John Maunsell Richardson, noto giocatore di cricket in prima classe nonché parlamentare, è il primo gentleman riders a vincere due volte consecutive la corsa nel biennio 1873-74. Lo emulerà nel 1881 Tommy Beasley e nel 1885 Ted Wilson.

Il 1883 è l'anno della consacrazione internazionale della corsa e l'occasione viene certificata dalla vittoria del Conte austriaco Karl Kinsky che porta al successo, al suo primo tentativo, la femmina Zoedone.

La risonanza del National di fine ottocento sconfina nel mondo, arriva anche in Italia tanto che i governatori nostrani pensano di optare per l'acquisto di un vincitore del Grand National da ritirare in razza per innalzare il livello dell'allevamento italiano. La scelta ricade su Austerlitz, terzo cavallo più giovane in assoluto a vincere il Grand National centrato nel 1877 all'età di cinque anni come fatto da Alcibiade (1865) e da altri tre elementi. Le aspettative sono tante, ma i benefici apportati al nostro allevamento nulli. 

Il novecento si apre col primo successo di un cavallo (Ambush II) allenato in Irlanda, di proprietà però del Principe del Galles poi divenuto Edoardo VII, ne seguiranno altri quindici con tre vittorie consecutive tra il 1953 e il 1955 nonché tra il 2005 e il 2007. 

Manifesto, vincitore delle edizioni del 1897 e dell'ultima edizione del '800, nonché tre volte terzo (1900, 1902 e 1903), sigla nel 1904 il record imbattuto di presenze di un cavallo alla gran classica. A sedici anni suonati corre il suo ottavo e ultimo Grand National finendo in un onorevole ottava posizione e segnalandosi quale uno dei più leggendari cavalli della storia della manifestazione. In quest'ultima prova la vittoria va a Moifaa, cavallo importato dalla Nuova Zelanda nel 1901 e protagonista di una delle prime storie da favola legate al mito del National e che ispirerà vagamente il film Black Stallion, ma che risulterà ricostruita dalla stampa. Flagellata da una tempesta nel mare d'Irlanda, si racconta che la nave su cui il cavallo si trova a navigare viene avvolta dalle onde e portata a naufragare. Un marinaio decide così di liberare il cavallo e di lasciarlo ad affrontare il mare grosso per dargli una possibilità di salvezza, perché di certo non si può caricare sulle scialuppe di salvataggio. Il cavallo finisce in mare aperto, lo danno tutti per morto, invece nuota per cinquanta miglia. Alcuni giorni dopo l'equipaggio di un peschereccio viene attirato da dei nitriti che giungono da un'isola disabitata, attraccano e vi trovano un cavallo esausto: è Moifaa, colui che trionferà tre anni dopo ad Aintree. La realtà è vagamente diversa, ma ha una base di realtà. A finire in acqua e a nuotare fino a riva non è Moifaa, regolarmente giunto in Inghilterra, bensì Kiora, anch'esso importato dalla Nuova Zelanda, che correrà proprio quell'edizione del 1904.

Di particolare importanza per il gallesi è l'edizione del 1905 vinta da Kirkland che, a oggi, resta l'unico cavallo allenato in Galles capace di aggiudicarsi il premio.

Una delle prime fiabe, questa volta vere, la scrive Rubio, cavallo allevato in California (primo di provenienza americana a vincere, ma arrivato a Newmarket da yearling). Finito nelle mani del maggiore Frank Douglas-Pennant viene utilizzato per la caccia alla volpe, ma il militare si rende conto di aver per le mani un cavallo da corsa. Tenta di venderlo per fare cassa, ma non ci riesce. Prova così a farlo correre in ippodromo e vede confermate le proprie impressioni. Rubio vince tre corse su tre, ma si infortunia a cinque anni. Non è più idoneo alla carriera agonistica, viene così mandato a tirare carrozzelle turistiche a Towcester per accompagnare i clienti del Prospect Arms Hotel dall'albergo alla stazione. Soluzione scelta per cercare di rimetterlo in condizione di poter gareggiare e così, dopo tre anni di duro e operaio lavoro sull'asfalto, il folle tentativo di schierarlo in pista in vista del Grand National del 1908 operato dal proprietario, il Maggiore Frank Douglas-Pennant, e dall'allenatore Fred Whitington. Eloquente l'accoglienza dei bookmakers, 66 a 1, e tante risatine di scherno a destra e a sinistra nonostante alcune prove convincenti di rientro. Henry Bletsoe il fantino chiamato a realizzare il sogno che, puntualmente, assume tratti di realtà con i contorni di un successo chiaro e netto di dieci lunghezze nonostante il fantino designato dalla scuderia fosse stato Bissil, ovvero quello sotto contratto, rimasto però amareggiato per esser stato sacrificato a Piggott nella monta di quello che era reputato il migliore cavallo di scuderia (Mattie Macgregor) e dirottato su Rubio. D'improvviso però quella che viene considerato da Bissil il colpo di fortuna della vita, in realtà sarà di sfortuna, poiché Piggott non può montare nella corsa e Bissil confermato sulla prima punta di scuderia, con conseguenziale terza scelta per Rubio. E' la magia o la maledizione del National, a seconda dei punti di vista... Lo stable tenta il bis l'anno seguente, ma Rubio cade al water jump e si infortunia di nuovo lasciando definitivamente le competizioni. 

Nell'albo d'oro scorrono i nomi fino al 1917 quando, in piena prima guerra mondiale, l'ippodromo di Aintree viene requisito per ragioni militari e la corsa spostata, per le edizioni del 1917 e 1918, sul tracciato di Gatwick con risultati e statistiche non computate dai puristi nello storico della corsa. Per identificare il periodo si conia anche un nuovo nome per la classica che si trasforma in War National Chase a sostituire il canonico nome dato al premio. Sorte analoga ma corsa sospesa del tutto dal 1941 al 1945.

Il National diventa sempre più corsa mondiale, lo si capisce in modo netto quando Sergent Murphy, ovvero il primo cavallo di proprietà statunitense (John Sandford, un commerciante di tappeti)  a vincere la corsa (inoltre insieme a Why Not, vincitore nel 1894, è il secondo vincitore più anziano con i suoi tredici anni), fa suo il premio nel 1923, e quando William Watkinson viene a vincere l'edizione del 1926 direttamente dall'Australia cavalcando il vincitore.

TIPPERARY TIM
la prima quota astronomica della corsa.

Aneddoti a non finire, storie pazzesche sospese tra la favola e il dramma infernale, il tutto a nobilitare o a dare contenuto thrilling all'evento. Nel 1928 l'imprevedibile vittoria di Tipperary Tim col fantino William Dutton schernito da un amico prima della corsa: “Billy boy puoi vincere solo se cadono tutti!” Frase quanto mai profetica, con girandola di cadute e insidia della nebbia a creare ostacolo aggiunto per i superstiti delle tradizionali insidie della pista. Alla fine, complice un'ammucchiata scatenata da Easter Hero al Canal Turn, si concretizza l'anatema prospettato nel pregara con quarantuno cadute e il solo Tipperary Tim a ultimare il percorso, oltre un secondo concorrente caduto e rimontato (edizione record per quanto concerne il numero minimo di soggetti che hanno ultimato il percorso in un'edizione). Vittoria leggendaria quanto fortunata tale da scioccare i bookmakers con la loro quota di 100 a 1 sulle lavagnette in corrispondenza del nome del vincitore (la più alta nella storia della manifestazione, peraltro riconfermata nell'edizione successiva) Edizione, a suo modo, emulata nel 1967 con vittoria a beneficio di Foinavon, quota di 100 a 1, determinata da un cavallo scosso caduto sulla prima fence, Popham Down, protagonista di un taglio frontale davanti al gruppo all'altezza del 23° ostacolo tale da costringere buona parte dei concorrenti al rifiuto del salto o alla caduta. Eventi dai quali Foinavon non poteva affatto esser disturbato, seguendo il gruppo con un ritardo di circa cento metri. Una vittoria insperata persino dal proprietario non presente sulla pista, ma tale da dare il nome di quel cavallo all'ostacolo che ne ha decretato il successo e dunque da trasformarlo da brocco a leggenda dell'ippica.

La diffusione della corsa viene amplificata dall'avvento delle telecronache via radio che iniziano nel 1927.

Il 1929 vede dichiarati partenti un numero sterminato di concorrenti, addirittura sessantasei (contro il limite massimo dei quaranta odierni), che si contrappongono al minimo storico di dieci registrato nel 1883. Nel 1930 arriva la vittoria di una cavalla, Mallerary Bay, dal padre sconosciuto. Leggenda vuole che l'allevatore irlandese abbia trovato la propria fattrice gravida, di certo non di un extraterrestre, ma di un cavallo sconosciuto scappato dai vicini recinti e infiltratosi in quelli delle femmine per poi scomparire nel nulla senza lasciare tracce se non nel ventre della cavallina prediletta. Accoppiamento quanto mai fortunoso e redditizio, di certo non ascrivibile a oculate scelte genetiche. Soluzione che anni dopo, erroneamente, si cercherà di divulgare anche relativamente alla genesi di Ribot per giustificare l'atteggiamento ostracista di Federico Tesio verso il suo puledro non iscritto nel Derby di Roma per la sua bruttezza estetica.

La prima di un cecoslovacco va in scena nel 1931 con Gyi Lovam, protagonista addirittura di una doppia caduta. Fatale il primo Becher's Brook, ma non sufficiente a spegnere gli ardori dell'interprete legittimato a chiudere il percorso. Rimontato supera altri quattro ostacoli, per poi andare giù definitivamente salutando pubblico e speranze. Negli anni '80 e '90 altri tre soggetti allenati in Cecoslovacchia, Essex, Fraze e Quirinus, tenteranno le insidie di Aintree senza però chiudere il percorso.  

L'edizione più veloce del primo secolo della corsa la fa registrare Golden Miller, unico nella storia a vincere nello stesso anno National e Gold Cup. Il cavallo, nel 1934, si beve tracciato e ostacoli con un tempo di 9 minuti e venti secondi, che sarà battuto trentanove anni dopo da sua maestà Red Rum

Bruce Hobbs diviene, nel 1938, il fantino più giovane ad aver vinto il Grand National con i suoi soli 17 anni, record di precocità tutt'oggi imbattuto. La vittoria inoltre arriva in sella a un cavallo di proprietà americana, Battleship, unico ad aver vinto il Grand National e l'American Grand National.

Non mancano i vip e i temerari di lusso che decidono di confrontarsi con la dura prova offerta dalla competizione. La stessa Regina d'Inghilterra vi prende parte, quale proprietaria, per la prima volta nel 1950 con Monaveen (finirà quinto). Ma ci sono anche personaggio più mondani. Proprio nel 1950, oltre che nel 1952, dietro ai nastri di partenza si presenta in sella il futuro pilota di Formula Uno della Scuderia Ferrari Alfonso De Portago, che morirà poi nel 1957 durante lo svolgimento dell'ultima Millemiglia competitiva, poi abolita proprio a seguito della sua morte. Per non parlare poi del favorito dell'edizione del 1968, Different Class, di proprietà del celebre attore Gregory Peck. Svariati anni dopo (2010-2013) prenderà parte alla corsa anche il pluri premiato allenatore della squadra di calcio del Manchester Utd sir Alex Ferguson, comproprietario di What a Friend.

Ad Aintree arriva inoltre la Formula 1 che dirotta il Gran Premio di Inghilterra per cinque anni sul circuito della periferia di Liverpool dove, nel 1955, l'idolo della nazione Stirling Moss consegue su Mercedes la sua prima vittoria in carriera nella massima serie.

La debacle di
DEVON LOCH.

Intanto, negli anni '50, si registra il dominio dell'allenatore irlandese Vincent O'Brien che per primo (è tutt'ora l'unico) nella storia della corsa vince tre edizioni consecutive, tra il 1953 e il 1955

Clamorosa invece la sconfitta patita dalla Regina d'Inghilterra nel 1956, a risultato acquisito, con il suo portacolori Devon Loch caduto nel tratto piano finale affrontato da indiscusso battistrada. A sorprendere il cavaliere Dick Francis, futuro scrittore di romanzi gialli, l'improvviso salto nel vuoto del proprio cavallo, forse ingannato da un'ombra letta quale ostacolo da saltare. Freddo il commento della regina: “Oh, That's Racing! Queste sono le corse!” L'ulteriore beffa arriva dall'analisi del tempo di gara, con Devon Loch in linea per stabilire il record del percorso. Alla fine ringrazia tutti E.S.B, cavallo dal nome celato in un acronimo, che passa l'avversario atterrato sul prato con la pancia e va a vincere in maniera quanto mai insperata ad appena 4/5 di secondo dal record della corsa. L'evento ha un'influenza talmente forte nella cultura inglese da dar vita a un nuovo modo di dire: “to do a Devon Loch – Fare un Devon Loch” ovvero un fallimento dell'ultimo minuto a risultato ormai acquisito.

Nel 1961 la Russia giunge ad Aintree. Reljef e Gretel atterrano dall'Unione Sovietica ma non riescono a ultimare il percorso.  Nel 1966 invece è la volta dell'estremo oriente col campionissimo giapponese Fujino-o che viene acquistato in Giappone e che riceve l'arduo ruolo del top weight della corsa, ma lo sfavore dei bookmakers che lo bollano con un 100 a 1. Il cavallo non ultima il percorso, rifiutando la settima fence, e la superiorità locale viene ribadita dal successo di un soggetto dal nome quanto mai geografico: Anglo allenato da Fred Winter.

Il Grand National è anche teatro di scommesse bizzarre del tutto superflue rispetto agli esiti seguiti dagli affezionati dei risultati. E così Tim Durant, nel 1968, accetta di prendere parte alla corsa a 68 anni. Cade, ma rimonta in sella e chiude il percorso, devolvendo le 500 sterline vinte a un fondo per i fantini infortunati. Dovrebbe trattarsi del fantino più anziano che ha preso parte alla corsa.

Il campione olimpico Graziano Mancinelli con l'italo-americano Frank Turner, che debutta in sella ad Aintree, prendono parte, quali unici italiani in tutta la storia della corsa, al Grand National del 1972. Il nove anni (100 a 1 sulle lavagnette, ultimo del campo insieme ad altri sette) di nome Lisnaree, acquistato in Inghilterra appositamente per questa corsa, cade al Becher's Brook e si infortuna al nodello chiudendo la carriera. Nessun altro italiano tenterà di ripetere le gesta dei due coraggiosi pionieri.

Nel 1973 si registra un deciso cambio di gestione. La signora Topham cede l'impianto all'imprenditore immobiliare Bill Davies che pensa male di triplicare il costo dei biglietti per l'edizione del 1975, sortendo un clamoroso risultato negativo in fatto di presenze e l'immediato passaggio in concessione ad altra società. Peraltro è l'edizione in cui L'Escargot batte il duplice laureato Red Rum impedendogli uno storico hattrick consecutivo (mai fatto da nessuno) e ribaltando così gli esiti delle due edizioni precedenti dove era stato battuto dall'avversario finendo terzo e secondo. Sono infatti gli anni in cui irrompe la leggenda Red Rum. Cavallo baio allevato per le piane, presentato più volte a vendere e passato due volte di mano da un proprietario all'altro pronto ad acquistarlo a ogni asta per poi rivederlo e quindi riacquistarlo. Infine il passaggio in favore della signora Brotherton (colori Noel Le Mare) che lo destina agli ostacoli affidandolo a Ginger McCain. In hurdle il cavallo non impressiona, tanto che a quattro anni si piazza tre sole volte in quattordici uscite. Score assai diverso da cinque anni in poi, quando viene presentato sugli ostacoli alti. Vince le edizioni 1973, 1974 e 1977 piazzandosi secondo nelle due restanti partecipazioni e segnalandosi quale cavallo più volte vincitore nella storia della corsa (nessuno, a parte lui, ha mai vinto tre edizioni) e questo nonostante un'infiammazione cronica curata dal suo allenatore attraverso una serie di galoppi in riva al mare. Memorabile la sua prima vittoria giunta dopo duello finale serrato col campione uscente Crisp, da molti ricordato quale il rush più impressionante della manifestazione con Red Rum capace di recuperare quindici lunghezze di distacco e di statuire il momentaneo record della corsa fermando il crono un secondo e nove centesimi sopra il muro dei nove minuti. Riconosciuto all'unisono quale eroe a quattro zampe, vero e proprio padrone della corsa, verrà sepolto nel 1995 (muore a trent'anni) nei prassi del palo dopo aver aperto per anni la sfilata che precede la corsa. Godrà inoltre di un omaggio, più o meno volontario, da parte dell'asso del romanzo horror Stephen King che farà scrivere a ripetizione dal protagonista di Shining (uscito, guarda caso, in contemporanea col terzo successo del cavallo) la scritta “REDRUM” sui muri e sui fogli a indicare la parola “Murder-assassinio” scritta al contrario, ma anche il nome del grande campione quadrupede. Chissà se King sia un appassionato della corsa...!
La terza vittoria di Red Rum coincide con la terza vittoria del fantino Brian Fletcher, vittorioso due volte con Red Rum e la prima nel 1968 con Red Alligator, ovvero il più alto numero di vittorie riscontrato nel novecento, primato condiviso da Jack Anthony vincitore delle edizioni del 1911, 1915 e 1920.

Grande avanzamento culturale, in quanto a equiparazione dei diritti, nel 1975 con l'emanazione del Sex Discrimination Act che apre le porte della corsa al pubblico femminile. Un tema questo toccato anche dal sopracitato film con Elizabeth Taylor che vedeva la giovane vincere la corsa per poi venire squalificata perché non legittimata a prenderne parte. È Charlotte Brew, nel 1977, la prima donna a prendere parte alla corsa (200 a 1 la sua quota). Geraldine Rees la prima a ultimare il percorso, nel 1982, in ottava posizione. Il 1988 l'anno con la maggior quota rosa con tre fantine in sella. Di Katie Walsh il miglior piazzamento, col gradino più basso del podio conquistato nel 2012 in sella a Seabass. Quanto alle presenze il record lo ha marcato Nina Carberry, nel 2015, con cinque partecipazioni.

RED RUM
il mito.

John Leadbetter regala il primo successo agli scozzesi per quel che riguarda la nazionalità degli allenatori, a garantire l'acuto è Rubstic nell'edizione del 1979.

Nel 1981 è la volta della fiaba costituita dal duo Aldaniti e Bob Champion che vincono la classica dopo aver sfiorato l'aldilà, il primo a causa di una zoppia dichiarata inguaribile, il secondo a causa di un tumore ai testicoli valutato quale mortale. I due non solo supereranno le loro difficoltà, ma vinceranno la corsa entrando di gran carriera nella leggenda tanto da ispirare un film (non trascendentale) intitolato Champion e incentrato sulla loro storia. John Hurt darà corpo al protagonista.

Di rilievo storico l'edizione del 1982 con la vittoria messa a segno dal più vecchio fantino capace di alzare il frustino al cielo per celebrare il massimo successo. A iscriversi nel libro guinnes della corsa è Dick Saunders con i suoi 48 anni, curiosamente proprio l'anno dopo in cui il gentleman rider John Thorne aveva sfiorato la vittoria con i suoi 54 anni finendo secondo alle spalle di Aldaniti su Spartan Missile per quella che assume la consistenza di una fiaba nella fiaba. Non di minore importanza la prova del successivo anno, il 1983, con la prima allenatrice, Jenny Pitman, che vince il Grand National con Corbiere, raddoppiando il conto nel 1995 col dodicenne Royal Athlete. La emuleranno Venetia Williams nel 2009 con un vincente da 100 a 1 di nome Mon Nome (quota più alta riscontrata negli ultimi anni dopo il successo di Foinavon del 1967) e Sue Smith, nel 2013, con un'ulteriore vittoria a sorpresa (66 a 1, seconda quota più alta degli ultimi anni dopo Foinavon e Mon Nome), con lo speaker che urlerà nei pressi del palo “Auroras Encore shockin' the national”.

E se Bryan Burrough, un agente di cambio proprietario di Corbiere, è il più giovane proprietario ad aver vinto il National all'età di ventitré anni, Maori Venturi nel 1987 regala al proprietario Jim Joel la soddisfazione di essere il più vecchio titolare di colori ad alzare il trofeo al cielo con i suoi novantadue anni e con la soddisfazione di aver tolto a Noel Le Mare, la storica proprietaria di Red Rum, questo particolare primato con uno scarto di tre anni di differenza.

Nel 1988 il nord irlandese Rhyme'n Reason diviene l'unico a vincere nonostante una caduta, al primo Becher's Brook, del suo fantino Brendan Powell, rimontato però in sella in modo da condurlo, ormai, a un'improbabile quanto insperata vittoria, addirittura di quattro lunghezze. Il binomio infatti viene visto riprendere la marcia ben discosto in ultima posizione all'inseguimento dei migliori. Cadute, rifiuti (addirittura sette concorrenti eliminati sul ventisettesimo ostacolo, l'Open Ditch) e grande prestazione del cavallo, vincitore del Grand National Irlandese, concretizzano quella che resta una delle edizioni più ricordate dal pubblico inglese. Rhyme'n Reason recupera tutti e compie una pazzesca impresa, resa ancor più leggendaria da una frattura a un garetto patita al secondo salto del Becher's Brook, infortunio che ne decreterà la fine della carriera. A patire lo smacco sono Durham Edition e Chris Grant, con gli altri sette avversari superstiti disseminati sul tracciato. La signora Juliet Reed, proprietaria del cavallo, viene vista saltare e urlare di gioia nel recinto di proprietari, con tutto il contenuto della sua borsetta che finisce ribaltato sul terreno. Poco male, con una vittoria del genere!

Il 1990, anni da Notti Magiche, Mister Frisk ferma il cronometro sugli 8 minuti, 47 secondi e 8 decimi polverizzando il record della pista e rifilando qualcosa come quattordici secondi al miglior crono di Red Rum. A rendere ancor più magica l'impresa è l'interpretazione offerta da Marcus Armytage, un gentleman rider ovvero un dilettante che di professione esercita l'attività di giornalista. Tra l'altro l'ultimo a battere i fantini fino ad oggi. Nella corsa corre per la sesta volta consecutiva, marcando il record di costanza, il vincitore dell'edizione del 1986 ovvero l'ottimo West Tip (quarto nel 1987 e 1988, nonché secondo nel 1989).

Gli scherzi del fato stanno di casa ad Aintree, ed ecco che nel 1991 a salutare l'uscita dello sponsor della corsa, la Seagram (in scena dal 1984), compare nel campo partenti un cavallo neozelandese dal medesimo nome. E chi vince? Proprio quel Seagram. La vittoria ha il sapore di un dolce congedo dato che lo sponsor lascia il campo alla Martell, una filiale della società che si impegna a sostenere la corsa per almeno sette anni (rinnoverà l'impegno per un totale di venti anni, lasciando campo nel 2005 alla John Smith).

Pazzesca l'edizione del 1993 annullata per un pastrocchio dello starter con trenta dei trentanove partenti regolarmente avviati e sette di questi giunti fin sul palo col vincitore morale Esha Ness, montato da John White, a conquistare la vittoria più inutile della manifestazione e con il secondo miglior tempo di sempre!
Minaccia IRA poi a rischiare di far saltare l'edizione del 1997, per fortuna rinviata, per un allarme bomba, dal sabato al lunedì e regolarmente corsa con successo del cavallo di origine neozelandese Lord Gyllene.  

Da almanacchi l'edizione del 1995 col primo e unico fantino giapponese che sposa la causa del Grand National. Si tratta del figlio di un campione di box che risponde al nome di Tsuyoshi Tanaka. Esperienza effimera che dura appena il tempo di un salto in groppa a The Commitee.

Con la vittoria nel Grand National del 1998 Earth Summit entra nella storia dell'ostacolismo quale unico cavallo capace di vincere il National Gallese, lo Scozzese e l'Inglese.

ALDANITI
e Bob Champion.

L'edizione del 2000 vede ai nastri di partenza un cavallo allenato in Norvegia. Grandi aspettative e curiosità che si cancellano subito sulla prima fence con una banale caduta al suolo.

Ritornano poi gli echi e la favola, piuttosto che farsa, recitata da primo protagonista da Tipperary Tim per l'edizione del 2001, corsa sotto un autentico acquazzone con terreno pesante e fantini costretti a togliersi gli occhialini per poter vedere. Anche qua ammucchiata al canal turn provocata da un cavallo scosso, così come la caduta del favorito Blowin' Wind sempre innescata dalla mina vagante di un cavallo in solitaria. Due soli concorrenti all'arrivo, più due rimontati. Vittoria a Red Marauder con Richard Guest, davanti a Smarty, l'ultimo prima dei rimontati Blowin' Wind e Papillon. Dunque sfiorato il record dell'edizione con il minor numero di cavalli all'arrivo. Eloquente il cronometro fermato sopra gli undici minuti per quella che è l'edizione più lenta degli ultimi centotrentatré anni.
In questa edizione l'allenatore Martin Pipe segna il record di presenze di allievi di uno stesso allenatore in un'edizione, sellando un quarto dei partenti ovvero dieci elementi, roba da fare invidia persino a Paolo Favero.

Da ricordare poi il successo di Amberleigh House nel 2004 per il trainig di Ginger McCain che torna a vincere dai tempi di Red Rum. E anche quello dello scorso anno di Many Clouds (unico ad andare sotto il muro dei nove minuti, secondo tempo della corsa con il vincitore del 1996 Rough Quest relegato sul terzo gradino del podio) col quale lo sportivo Trevor Hemmings, presidente della squadra di calcio del Preston, ha eguagliato il record di tre successi marcati da un proprietario con tre cavalli diversi (Hedgehunter, 2005; Ballabriggs, 2011; e Many Clouds, 2015), l'arco temporale però è di dieci anni contro i quattro di J.O. Machell.

L'edizione dello scorso anno è altresì da ricordare negli annali per essere la prova in cui il golden jockey A.P. McCoy ha superato il record di diciannove presenze (di cui diciassette consecutive) siglato da Tom Olliver nel 1859, alzando la c.d. asticella a venti presenze, peraltro consecutive, marcate dal 1995 al 2015. Per lui però una sola vittoria, al quindicesimo tentativo, nel 2010 su Don't Push It.

Questa in sintesi e in pillole la storia del Grand National. Dita incrociate per Leighton Aspell per questa edizione marcata 2016, fregiata da un appuntamento con la storia. Aspell infatti, vincitore delle ultime due edizioni, ha l'opportunità di essere il primo fantino a vincere tre edizioni consecutive. Possibilità poi per Many Clouds di vincere la seconda edizione di fila, circostanza che manca dal 1974 quando fu Red Rum a compiere l'impresa, a trentotto anni di distanza da Reynoldstown (1935-1936), ovvero l'altro cavallo in grado di vincere due edizioni consecutive nel novecento (Abd el Kader e The Colonel gli altri due autori di simili imprese nell'ottocento). Allora tutti davanti ai monitor per questa edizione che potrebbe regalare l'ennesimo record. Buon GRAND NATIONAL a tutti!

La vittoria storica di Jenny Pitman
con CORBIERE
144 anni dopo la prima edizione.

La frase esaustiva: "Che cos'è il Grand National? Semplice... è il modo più pazzo di guadagnarsi la vita" firmato Fred Winter, 319 cadute in carriera, fratture sparse in tutto il corpo, quattro National vinti, due da fantino nel 1957 e nel 1962 e due da allenatore nel 1965 e nel 1966, ma soprattutto l'unico uomo al mondo ad aver vinto Grand National, Gold Cup di Cheltenham e Champion Hurdle sia da fantino che da allenatore.



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