domenica 24 aprile 2016

Tabellino MILANO SAN SIRO, OSTACOLI 2016, QUARTA GIORNATA.


E' ARRIVATO IL MOMENTO DI MASTER: TROPPO HIGH, HIGH, HIGH PER GLI ALTRI NEL CELESTE CITTERIO.

Il portacolori Magog, dominatore tra i quattro anni della scorsa stagione, ottiene il primo successo con le classi anagraficamente superiori. Torna a vincere anche Raffaele Romano, che però non domina in ascendente, e la scuderia D'Altemps... Bandiera bianca per gli altri.

A cura di Matteo Mancini 

HIGH MASTER
(Foto di Matteo Mancini).

Affermazione chiara e netta di High Master nel main event milanese, premio Celeste Citterio (8.500 euro al primo). Soluzione da un capo all'altro per la scoperta del Mancho, fin dalla prima uscita nazionale, che centra l'ottava vittoria in dieci corse, quattro delle quali in gruppo due, più un terzo in Gruppo 1, poco più di 7.000 sterline il suo acquisto nell'inverno del 2014.
Joe Bartos lo ha subito portato davanti ad andatura progressiva, dapprima blanda e poi, via via, sollecita fino a stampare un 4.32 e 8, non male per lo consistenza del terreno e i 3.600 metri percorsi. Ennesima caduta, un po' come con Roncalli al debutto a Pisa, quello di quella famosa foto con grave, gravissimo, errore di un certo intervistatore, per un allievo di Ilenia Nero. Poco avvezzo di musica, allora non si era notato un soggetto in salsa Favero dalle tonalità Ramazzotti, scambiato invece per un altro Favero celebre per le cadute sull'ultima siepe a vittorie conseguite. Questa volta va giù l'interprete Jan Kratochvil, preferito ancora a Cherchi, cadendo a peperone dalla sella del controfavorito Chiaromonte. Cavallo che procede pericolosamente scosso, con briglie capovolte, facendo l'inverso di Roncalli. Quest'ultimo infatti stava in fondo, quest'altro invece davanti. Situazione pericolosa, per fortuna, dalle immagini,senza conseguenze per nessuno.
Stellato e Brennan in marcatura in seconda, quindi Monello e a contatto la rivelazione di Pisa Mentore. Nessun scossone fino all'attacco della curva conclusiva. Stellato non salta bene la siepe che porta alla piegata in curva. Praticamente cerca di non farla tonda, come dice un attore di un film italiano che nei prossimi mesi farà incetta di premi, ma sbatte con i posteriori sulla siepe. Non certo un balzo da manuale. Fa peggio High Master che rischia la caduta sulla siepe successiva, ricevendosi maluccio. Sbavatura comunque che non ne mina il coraggio e la fluidità d'azione. Il portacolori Magog innesca la quarta marcia e rintuzza Stellato. Si fa vedere anche Monello che prova a giocarsela dopo il penultimo salto, con a rimorchio Mentore. Autoarticolato però pronto a non necessitare più la famosa patente E. Prima dell'ultima siepe infatti si profila il duello in famiglia High Master vs Monello. Mentore prova a destarsi a largo su un appannato Stellato che Brennan frusta e spinge lungo lo steccato. High Master, in pieno controllo, allunga su Monello, mentre Stellato ritorna molto bene in terza. Si spegne invece il lumicino di Mentore, oggi più sudato del solito, che non cambia passo e finisce prudentemente rallentato da Pollioni in quarta, quando ormai non aveva più niente da spendere.

Rientro di classe per High Master, nettamente il miglior quattro anni della stagione 2015. Corre in progresso Monello, che chiude un'accoppiata da 13 a 1, dopo il terzo posto nella Gran Corsa Siepi di Pisa. Terza doppietta della stagione per PAOLO FAVERO, che torna a vincere dopo sette corse di astinenza, ma soprattutto ritrova un primo attore. Terzo, discreto, Stellato, al rientro da settembre. La toppa hurdle & Chase che parla del primo in presentazione corsa, ma cilecca il resto del podio poi non menzionato Stellato nel dopo corsa con "inanzi" a sottolineare un clamoroso errore di lettura di strategie di corsa. Deludente, rispetto a Pisa, Mentore, ma non c'è da recriminare (a Pisa ha fatto vedere cose mai viste per il suo calibro).
Altra caduta per Ilenia Nero che ne ha collezionate ben quattro in quindici corse nel 2016. Lasciamo ai matematici il calcolo per le statistiche, anche perché c'è chi le ritiene opinioni e persino chi, ancor più clamorosamente, annuisce.

JOHN PALMER
spiana la strada al compagno di allenamento White Ensign nel
Borgonuovo. Sullo sfondo INVENTI,
con giubba similar Favero, e KOLT TANGO.
(Foto Matteo Mancini dal monitor).

Nelle due prove di contorno cala la doppietta Paolo Favero, come al solito, che vince la vendere per i tre anni, terza uscita stagionale in ostacoli per la classe 2013. È White Enisgn a portare in alto, per la prima volta nel 2016, il vessillo, termine quanto mai adatto al circostanza, della trevigiana D'Altemps, fin qui un po' deludente. Stiamo infatti parlando della terza forza del campionato equino, settore proprietari, della passata stagione, grazie agli acuti soprattutto di Little Bruv e Triple Pursuit, ma quest'anno relegata in undicesima posizione e ancora all'asciutto alla vigilia del Borgonuovo, vendere sui 3.000 metri in siepi.
Il grigio, alla prima vittoria in carriera, regala anche il primo acuto sugli ostacoli italiani al padre Exchange Rate, che ricordiamo generatore di quel Gordol du Mes menzionato da Giuseppe Moscuzza, nel servizio Quando Ribot Andava a Pisa, come colui che "come Colombo (non certo riferimenti ai piccioni, n.d.r., dati i voli transatlantici) aprì le vie per le Americhe o almeno del Sud Tirol", centrando il 123° Premio Pisa nel 2013. E dato che White Ensign è americano c'è dunque aria del giorno della marmotta, ricordiamo peraltro il debutto del soggetto in Italia a Pisa in una prova il cui cognome si associa, in qualche modo, a un formato Kripton scuola Cirini. Ma, come dice il Moscuzza in quel video, "è arrivato il momento di Master..." E infatti l'altissimo campione ha messo il primo sigillo Favero sulla giornata ponendo le premesse per la doppietta di White Ensign, di cui qualcuno non vedeva l'ora (problemi di oculistica, dicono dal dietro le quinte... ndr). Dal canto suo, con prova attendista, il grigio ha ottenuto il secondo successo per gli allevamenti a stelle e strisce nel 2016, dopo l'affermazione del vecchio Priory Bay, in quello che si segnala essere un testacoda in fatto di anzianità. Il cavallo più giovane da una parte, il più vecchio dall'altra (con i suoi dodici anni) e nel mezzo Muffarreh, direbbe qualcuno, dati i riferimenti a certi samurai del panorama cinematografico italiano (la Sfida del Samurai docet... chissà se primo, come il padre di qualcuno, o ultimo... ma in questo caso sarebbe roba americana e noi in premessa cosa abbiamo scritto?) e data l'apertura verso le americhe. 
John Palmer, l'incaricato deluxe per scandire i ritmi di gara, ha condotto con decisione fino all'imbocco della dirittura breve, quando il fantasioso Inventi, imbarazzante al debutto nella specialità, ha cercato la soluzione artistica per fare il suo il Borgonuovo, manco fosse un rappresentante di Dormello, filosofia equina in cui l'arte era sempre ben accetta quale portale aperto verso soluzioni nominalistiche orientate a solleticare la benevolenza degli dei. Nomen omen dicevano i latini, ma presagi di vittoria sgretolati dopo l'ultima siepe. Pollioni ha dovuto fare come Franco Battiato in quel famoso pezzo in cui Mister Tamburino aveva voglia di scherzare (e qualcuno lo riprendeva) e allora via libera, lungo lo steccato, per White Ensign e Joe Bartos. Duecento metri senza possibilità di repliche per il favorito netto che aveva cileccato al cospetto di Amaranthus e Golden Hello nelle ippodoromo che porta la sigla Tv. Bandiere bianche a sventolare per il grigio dalla tribuna, un successo che permette alla D'Altemps di saltare agevolmente la Liga la Sela. Inventi invece è discreto secondo, pur avendo rischiato qualcosa sulla penultima insidia, gli altri a distacco quantificato in dodici lunghezze con Kolt Tango a danzare davanti al resto della ciurma, ma senza quei miglioramenti prospettati. Debutto non male per Mario del Borgo (prodotto Intense Focus ovvero il padre del miglior quattro anni dello scorso anno in steeple, lo scudiero di High Master, Solar Focus), di Piero Consolini, piccolo proprietario scuola Golden Hurricane, vincitore in un premio in formato siero della verità nonché stalloniero: il Pentotal. Per lui, al nono cavallo con carriera iniziata nel 2006 a Roma, la prima volta in ostacoli, agli ordini di Ilaria Saggiomo. Soggetto da tenere d'occhio, a parte i soliti che non vedono l'ora (per i quali vincere diventa un lavorone), perché ha avuto poco tempo per preparare il debutto e ha corso sui primi fino al penultimo ostacolo, terminando quinto, vicino a John Palmer (monocorde sul passo avanguardistico). 

DOMINATO vince su SENTIMENTODARCADIA
nel Something Special, si ripeterà nel 
Litta Modignani
(Foto recuperata da internet, ben indicato l'autore).

Nell'apertura dedicata agli ostacoli torna alla vittoria Raffaele Romano, sia da allenatore che, soprattutto, da fantino, con un ritorno alle monte subito, da non confondere col verbo che riguarda invecere gli avversari a partire da Ilenia Nero, da primo posto sul podio. Il bresciano ha inventato, tanto per fare un omaggio agli allevatori che hanno ottenuto il primo premio nella corsa di cui sopra (l'Az. Agr. Bresciana), un ritorno alle competizioni da sogno (si era fratturato a Pisa senza cadere da cavallo), poco importa, se non alle casse di Fekonja, se in un ascendente dedicato alla famiglia forse legata al cavallo indicato alla serie Z, come ultimo, nell'elenco alfabetico dei trecentoventidue partecipanti alle prove ostacolistiche italiane del 2015: il grigio Zurbaran, colori Litta Modignani. Dominato non ha mai rischiato di cadere nel ridicolo, dato il nome quanto mai aggressivo e intimidatorio, e ha vinto da meritato primo attore riscattando le voci di corridoio, peraltro giuste, relative alla sua prima affermazione ottenuta lo scorso anno ai danni del grigio Sentimentodarcadia, nel premio dedicato al mitico grigio dell'Ecurie Centrale, Something Special, che vinse il G.P. Merano nel 1998 e poi perse la vita sul verticale della pista meranese qualche anno dopo. Una vittoria conquistata da Dominato solo sul tavolino con un Contu per niente convinto dai ragionamenti dei commissari, e non solo lui peraltro. Qualche burlone racconta di un fantomatico "poi facciamo i conti...", ma sconfinare nella leggenda o nel mito è un gioco da ragazzi.
A Milano invece una corsa calibrata per l'allievo di Romano che ha pedinato uno strepitoso Collar an Tie, che migliora di corsa in corsa (a mio avviso ha fatto la sua migliore prova in carriera, considerati gli avversari, molto elegante nel mostrarsi) a testimonianza del buon lavoro operato da Alex Taber (a corto di allievi, purtroppo dopo il passaggio della sua scuderia di punta al Bianco) e dalla sua appassionata proprietaria Elliott (che a Pisa fa spolverare dai cassetti invasi dagli acari, sotto la melodia di Mi Ritorni in Mente per i testi di Mogol, un gol clamoroso di un centrale inglese di colore piazzato all'Arena, rischio bianco scongiurato anche perché gli avversari erano bicolori), e ha tenuto a bada la dormelliana Nelly Darrier, la preferita dagli scommettitori. Spettatore, forse poco divertito ma si rifarà dopo, Paolo Favero che chiude il terzetto dei partenti con prove incolori (più imparziale di così) e ben lontano dal trio di testa. Bello l'epilogo con un Collar an Tie mai domo a respingere i più quotati avversari fino al salto dell'ultima siepe, quindi lo spunto finale di Dominato e soprattutto di Nelly Darrier che finisce molto bene a largo, ma non certo con uno scatto da Stuck in fatto di esplosività muscolare e può solo avvicinare il vincitore, autrice comunque di una buona prova e di un costante miglioramento rispetto alla gioventù. 

Questi gli accadimenti. Di rilievo, curiosando, si segnalano le due vittorie di Joe Bartos che si riporta sotto a Davide Columbu nella classifica dei fantini della riunione milanese. Ancora quattro a tre il parziale per l'italiano. Torna leader tra gli allenatori Paolo Favero con una doppietta di cui un uno-due, il terzo nella stagione, assestato nel main event. 
Balzo deciso della Razza del Sole tra gli allevatori, risale sette posizioni portandosi dalla quindicesima all'ottava posizione per merito dei 1.300 euro aggiudicati da Monello nel Celeste Citterio alle spalle dell'irlandese High Master. Consolida la seconda posizione la Dormello Olgiata – C.I.T.A.I, sempre ben distante dalla Soc. Ag. Al Deni (a sorpresa in prima posizione in virtù dei piazzamenti di Rio Apache, che pure non ha mai vinto una corsa). Prime somme invece per l'Az. Agr. Bresciana che si intasca 1.170 euro.

Un MONELLO
baciato dal sole ricorda le sue origini griffate
Razza del Sole
(Foto Matteo Mancini).

Bel passo in avanti poi per Monello nella classifica generale dedicata ai cavalli. Il figlio di Sakhee vola in sesta posizione planando al di là di un nutrito gruppo di soggetti. High Master, al debutto nella stagione, avvia la sua lunga ed eventuale scalata dalla quindicesima posizione.

Tra i proprietari la Magog eguaglia il numero di tre vittorie riportate dalla Liga la Sela, sempre all'inseguimento impossibile di Paolo Favero che guarda tutti dall'alto con le sue quattordici vittorie, e raddioppa quasi, in termine di vincite, la somma con cui la Jasna mantiene la terza posizione. 
Risale in nona il giallo-arancio stellato della D'Altemps, fin qui deludente e chiamata a confermarsi sul podio finale della stagione, grazie al primo successo dell'anno solare riportato nel 2016 a firma del tre anni White Ensign. Un successo quest'ultimo che però porta anche a riflettere sulla campagna acquisti inglese di ottobre 2015 di Paolo Favero. L'allenatore di Sinigo ha prelevato diciotto elementi spendendo 97.000 sterline e ha ottenuto, fin qui, due sole vittorie in categorie modeste peraltro la prima con uno dei peggiori elementi acquistati (Entente). Da registrare negli acquisti, forse, dato l'enorme potenziale e il volume di fuoco di cui può agevolmente disporre.

In settimana sarà realizzato uno speciale che riperccorre tutta la carriera di Paolo Favero.

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