giovedì 11 gennaio 2024

Responso quarta giornata di corse, Pisa.

 

 AICHNER ASSO PIGLIATUTTO. CHES DEMONMIRAIL, TONK E BLACK STAR PIEGANO LA SCUDERIA TANGHETTI E MAZINGA. BARTOS, AL CONTRARIO DEI GENTLEMAN, NON CONCEDE MAGIE A LENKA NEPRASOVA

BLACK STAR chiude la tripletta
per Josef Aichner (a sx) e Big "Joe" Bartos (a dx).
(Foto: Matteo Mancini). 

Servizio di

Matteo Mancini

Giovedì 11 gennaio

(Tempo soleggiato, terreno leggermente pesante).


La seconda giornata della riunione 2024 veniva evidenziata dall'asso pigliatutto calato sul banco dei giocatori dal meranese Josef Aichner. Il leader assoluto dei proprietari italiani, settore ostacoli, metteva a segno un debordante hattrick sfruttando appieno la discesa dalla Francia di Big “Joe” Bartos. Il sodalizio giallo-nero risolveva a proprio favore i confronti con la scuderia di Elia Tanghetti, Lenka Neprasova (un terzo e due secondi posti, battuta nel corpo a corpo, per la jockette) e con Mazinga ovvero gli altri protagonisti di una giornata che non consentiva deroghe ai pronostici. Questa l'estrema sintesi del meeting.


Il programma si apriva con l'attesissimo trionfo di Ches Demonmirail che, nel Premio Plinsky, confezionava il double, sulla medesima distanza e nella medesima categoria, dopo la vittoria di dicembre sull'anello toscano.

Joe Bartos doveva solo gestire l'iniziale ardore del figlio di Doctor Dino. Propenso a tirare se collocato in testa, si rivelava molto più tranquillo al traino del controfavorito Kid Tango, punta di giornata della scuderia Tanghetti, che lo sfilava sulla prima delle due diagonali. I due facevano corsa letteralmente a sé, complice la caduta sull'arginello del grigio Passion d'Ipanemix. L'allievo di Davide Viola si riceveva con approssimazione dopo il salto, determinando il disarcionamento di Jan Kratochvil. La caduta spezzava in due il gruppo, col rientrante Berkshire Phoenix, riapparso dopo una pausa di undici mesi col nodello anteriore destro focato, e Assassin costretti a inseguire.

La corsa andava in archivio all'oxer (ma lo è davvero a Pisa?). Dopo aver tallonato Kid Tango, il portacolori Aichner azionava la freccia del sorpasso e, in totale appoggio, acquisiva le lunghezze decisive per rendersi intangibile. Provava a seguirne le mosse Assassin che, a fatica, Lenka Neprasova smuoveva dalle retrovie in una graduale rincorsa. La retta non offriva palpitazioni. Ches Demonmiral dava l'evidente sensazione di compiere un canter sui due Tanghetti. Il tratto piano finale, tuttavia, non riempiva gli occhi. Pur mantenendo le tre lunghezze acquisite, Ches Demonmirail non staccava, lasciando pressoché a egual intervallo Kid Tango e il tardivo affondo di un positivo Assassin. Lontano, completava il percorso, Berkshire Phoenix, impiegato da Ondrej Velek in una prima presa di contatto della pista.

Al tondino di rientro, si notava una leggera ferita nella parte posteriore dello zoccolo anteriore sinistro di Passion d'Ipanemix, schierato, come spesso avviene per gli allievi di Viola, con le campane di protezione.

Per Ches Demonmirail, di cui abbiamo già evidenziato l'eccelsa genealogia a dicembre, veniva confermata dall'ordine di arrivo ufficiale la quarta vittoria in carriera, la terza in steeple. Vincitore classico sugli ostacoli alti, grazie all'affermazione nello Staffe d'Oro (Gr.3) a Milano nel 2022, non avrà ruolo facile a ritornare da primo protagonista in main category (questa la sensazione della redazione), ma intanto capitalizzava i main event pisani in steeple. 

 

 CHES DEMONMIRAIL
bissa il successo di dicembre in condizionata.
IL PRIMO PIANO NEL PLINSKY
(Foto Matteo Mancini).

Nel Premio Adamello, ascendente per quattro anni sui 3500 metri, il favoritissimo Mazinga, quota sotto la pari, tradiva i tanti supporter e lo faceva evidenziando una carenza già mostrata nella precedente esibizione. Gestito in punta di dita dall'ottima allieva Lenka Neprasova, che curava per tutto il percorso Tonk, si presentava, all'attacco dell'ultima siepe, all'esterno del controfavorito (4 a 1 la quota) della scuderia Aichner. Il figlio di Charm Spirit, ancora ben nelle mani della sua interprete, attendeva il tratto piano conclusivo per debellare la concorrenza. All'apertura del gas, tuttavia, restava monocorde e incapace di piazzare lo scatto necessario per portare a casa la vittoria. Tonk, all'interno, riprendeva vigore sotto la spinta dell'energico Joe Bartos e respingeva l'affondo del rivale quando, poco prima, sembrava esserne in balia. Addirittura, sul palo, si contavano due lunghezze abbondanti in favore del riottoso vincitore, quest'oggi, dopo due prestazioni alquanto in regresso, apparso più inquadrato e disciplinato.

Island King, pur impegnato con paraocchi (australiani), evidenziava gli errori del periziatore che, evidentemente, ne sopravvalutava le qualità, e non riusciva mai a entrare in gioco pur offrendo decorosa prestazione.

Cadeva in modo spettacolare, sulla prima siepe, l'ospite ceca Little Feat che perdeva addirittura la sella.Per fortuna senza conseguenze la caduta.

Deludeva invece Darsena Ponti, quarta sul palo a una dozzina di lunghezze da Mazinga, con Raffaele Romano che, curiosamente, invertiva lo schema di corsa della cavalla, piaciuta a dicembre da front runner, lasciando l'incombenza di dettare i tempi all'imbarazzante compagno di allenamento Moqui Marble. L'ex Razza La Tesa, passato a difendere i colori di Giulio Tomanin, si rivelava ancora una volta misteriosamente appoggiato al betting sebbene non fosse piaciuto nelle sue due precedenti e uniche corse in ostacoli. Gabriele Agus lo mandava in avanscoperta dove, nonostante alcuni salti approssimativi (quasi in terra sul secondo elemento della prima diagonale) e diverse incertezze (quasi in terra sul volgere a termine del secondo passaggio sulla curva della segreteria), vi restava fino all'inizio della dirittura opposta a quella di arrivo, per cedere in modo totale a traguardo molto lontano probabilmente a causa del mezzo scivolone causato da un dissesto del terreno. Qui andava in scena il momento topico della prova. Joe Bartos operava di anticipo su Mazinga, lanciando al comando Tonk con la Neprasova che non perdeva contatto dal pericoloso binomio. Island King e Darsena Ponti faticavano a seguire i due favoriti. L'epilogo lo abbiamo già descritto e sorrideva all'italianissimo Tonk, un figlio di Desert Prince, che abbiamo già ricordato a dicembre in occasione del successo di Poirot, e di Torino, una figlia di Mastercraftman appartenuta alla Razza del Terminillo, pluripiazzata a due e tre anni ma mai vincente e schierata senza piazzarsi nel Dormello (Gr.3).

Tonk è il terzo prodotto della fattrice, l'unico ad aver marcato vittoria in una genealogia complessivamente modesta e dalla terza madre in poi americana.

Investimento di Aichner, crediamo di poter dire, minimale. Il cavallo veniva prelevato dalle scuderie della Grizzetti Galoppo, curiosamente ceduto da Francesca Sepe che pure ha passione per gli ostacoli, dopo un debutto tardivo a tre anni senza far vedere niente in piano (tre mancati piazzamenti tra maiden e condizionate). Passato sotto la regia di Raffaele Romano e Ilaria Saggiomo, il cavallo si rivelava inizialmente positivo in ostacoli, facendo tuttavia presagire una qualità non eccelsa. Secondo di Feed Back al debutto, a diciassette lunghezze, mostrava evidenti limiti nei successivi ingaggi, oltre a un carattere ostico e riottoso. Deludente nelle due sortite di agosto, chiudeva secondo a undici lunghezze da Alizee a metà settembre (davanti di mezza lunghezza a Island King) per vincere su un Mazinga dispendioso a ottobre a Merano. La prestazione non veniva confermata nei due successivi ingaggi a Treviso e Pisa, dove il soggetto appariva in regresso.

L'attitudine al salto, oltre che dal padre (che ricordiamo riproduttore di alcuni vincitori classici quali Corpus Iuris, Desert Tita e Falconettei), arriva dalla madre, sorellastra di Tauman, vincitore del Berardelli (Gr.3) e in Listed in piano sui 1.800 metri di Milano (Premio Marchese Ippolito Fassati), provato in ostacoli da Paolo Favero a cinque anni con una vittoria, su tre esibizioni a Merano, in categoria maiden.

La visione della carta genealogica, costruita dall'Azienda Agricola Colarieti (allevatrice anche della madre), evidenzia un doppio inbreeding, il primo 3x5 su Danzig, il secondo 4x5 su Northern Dancer.

 

TONK
ritrova la vittoria
dopo aver dato l'impressione di esser battuto.
(Foto Matteo Mancini).

Nell'ascendente per anziani tornava alla vittoria il profilo da campione mai sbocciato di Black Star. Prelevato da yearling da Giada Menato alle aste Arqana per 40.000 euro e poi finito nelle scuderie di Josef Vana jr., è il fratello pieno di Milord Thomas, oltre due milioni e mezzo di euro vinti in carriera in 47 corse, cinque volte vincitore in Gruppo 1 in ostacoli con successo apicale nel Grande Steeple di Parigi (Gr.1) ovvero la prova più importante nel continente europeo, e fratellastro sulla linea materna di Martinstar, vincitore del Grande Steeple Chase di Milano (Gr.1). Un profilo che nobilitava il programma di corse, pur non essendo mai riuscito a misurarsi in categoria elitaria.

Tenuto tranquillo nelle prime fasi di gara, il cinque anni emergeva sul finire dell'ultimo giro piazzandosi dapprima in scia della sorpresa Crebillon e poi di quella del front runner Normandy de la Vega, ben moderato da Lenka Neprasova. Sui tre provava a restare agganciato il fucsia War Brave. Più discosto e all'estremissima attesa restava Boboalena, piaciuto a dicembre. Sul finire della curva finale, appesantiva l'azione War Brave, mentre Big “Joe” Bartos operava di aggiramento sul sorprendente Crebillon. La cattiveria di Bartos si manifestava nell'ìntervallo tra le ultime due siepi; mentre Lenka Neprasova faceva rifiatare Normandy de la Vega, Bartos aggrediva l'ultima siepe a braccia e frusta sul coriaceo Black Star, avendo di dentro, in quota, Crebillon. Nel tratto piano la foga e la violenza d'impeto di Black Star si scagliavano su un ancora vitale Normandy de la Vega, vincitore a ottobre nel Grosser Preis des Cross Club a Maienfeld, avendone ragione in vista del palo. Crebillon, in calo, chiudeva terzo davanti a War Brave e ai tardivi Boboalena e Black Watch finiti a ridosso del portacolori di Paolo Favero. Non pervenuto Superstar Dj, addirittura finito scosso (una doppia caduta per il polacco Rostislav Bens, assente dall'Italia da mesi). Sparito di scena nel momento della verità, dopo esser stato sui primi, Firion, ultimo discosto e senza accompagnatore al tondino.

Terza vittoria, su sette uscite in ostacoli, per Black Star, soggetto tardivo e piuttosto discontinuo che tuttavia sembra aver trovato i giusti riferimenti in categoria ascendente con tre vittorie nelle ultime quattro prove. Da valutare l'impiego sugli ostacoli alti dove potrebbe tentare la scalata di categoria, magari sfruttando il circuito novizi di Merano. Non manca la mole (struttura imponente e taurina) né la genealogia per farlo. Il padre Kapgarde, a sua volta ostacolista, è un caporazza, sette volte a podio (senza mai vincerla) negli ultimi sette anni nelle classifiche per vincite ottenute dai figli in ostacoli in terra di Francia. Lo seguiremo, come ormai facciamo dallo scorso anno.

 Il taurino
BLACK STAR
(Foto Matteo Mancini).

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