mercoledì 17 agosto 2016

Palio di Siena e Palio di Fermo: i Responsi 2016.


FREEZER A FERMO INDUCE SIENA A RISPONDERE COL CAPPOTTO: LUPA, SCOMPIGLIO E PREZIOSA PENELOPE NELLA STORIA DI SIENA

Esito finale di rilievo storico per il Palio di Siena, il fantino Jonathan Bartoletti, in arte Scompiglio, centra il doppio con lo stesso cavallo e la stessa contrada: non succedeva dal 1933 e, in tutta la storia del palio, è successo solo due volte dal 1693. Per la Lupa, dopo 231 anni, arriva il secondo cappotto.


PREZIOSA PENELOPE, sulla dx, centra il cappotto
per la Lupa. Da dx a sx: Drago con MOROSITA PRIMA
Aquila con OPPIO, Civetta con PORTO ALABE
e Bruco con SMERALDO NULESE.
(Foto Gazzetta.it)

Commento di Matteo Mancini.
Diciassettesimo cappotto nella storia del palio di Siena, quasi a voler omaggiare le diciassette contrade che ogni anno, da secoli, sono protagoniste di una "giostra" conosciuta e amata in ogni angolo del mondo, con buona pace dei detrattori sempre pronti a strumentalizzare incidenti e problematiche per far forza su tesi non sempre coerenti con il contesto su cui ruota il tema del cavallo da competizione. 
Già questa premessa è tale, per un evento secolare che si disputa due volte all'anno, salvo pali straordinari, per definire "la carriera" (così è definita a Siena la corsa) leggendaria. Era infatti dal 1997 che una contrada, allora la Giraffa, non riusciva a far propri i pali di luglio e di agosto. Allora furono il purosangue Lobis Andrea (cavallo che ha debuttato in corsa a Livorno in una prova vinta da un cavallo appartenente alla famiglia di chi scrive questo articolo) e il potente mezzosangue Quarnero a permettere a Giuseppe Pes, detto Il Pesse, di alzare per due volte il nerbo al cielo. La lupa, contrada nonna fino al palio di luglio, ovvero quella che da maggior tempo non vinceva una carriera (astinenza di ventisette anni), ha fatto di più: è entrata in un mito che ben difficilmente potrà scolorire al decorrere degli anni. Ha centrato un pazzesco "cappotto" (così viene definito in gergo la doppietta costituita dai trionfi nel medesimo anno nei pali di luglio e di agosto) con lo stesso fantino e lo stesso cavallo. Non accadeva dal 1933 quando Fernando Leoni, in arte Ganascia, condusse al doppio successo il mezzosangue maremmano Folco (cavallo che disputò qualcosa come venti pali vincendone otto), per i colori della tartuca e la gioia del proprietario Attilio Furi e dell'allevatore Egidio Bruchi. Un evento quindi che non si ripeteva da ottantatre anni e che, in tutta la storia del palio, non si era mai verificato prima del '33. Ho infatti controllato e, dagli archivi del Palio di Siena, ho riscontrato che il doppio successo marcato nel 1842 dal Bruco, col fantino Giuseppe Buoni, detto Buonino, in sella a un morello di Luigi Riccucci fu marcato da due cavalli dal medesimo manto ma distinti l'uno dall'altro. 
Per completezza segnaliamo che il primo cappotto risale al 1761 quando al Castellare degli Ugurgieri, edificio in cui si trova la sede della Contrada della Civetta, finirono i drappelloni conquistati rispettivamente da Domenico Laschi, detto il Lasca, e da Mattio Mancini (in alcuni documenti si legge Mattia, non si capisce dove sia il refuso... chissà, magari si chiamava Matteo) detto Bastiancino. Fantino, quest'ultimo, mitico e prodigioso nella storia del palio (vinse addirittura a quattordici anni), detentore di svariati record (a partire dal primo a permettere a una contrada di marcare un cappotto), uno tuttora imbattuto fatto di sedici successi (contro i 14 dell'epoca moderna marcati da Andrea De Gortes, in arte Aceto) in 28 pali (percentuale del 57%) disputati tra il 1759 e il 1780. Secondo alcune fonti avrebbe vinto quindici carriere, la diatriba sorge in virtù di un palio straordinario disputato il 2 aprile del 1765 e vinto da Mancini per il bruco. Una carriera, quest'ultima, che alcuni si ostinano a non riconoscere. Ciò nonostante, dato anche il destino tragico, Mattio Mancini viene definito all'unisono "una leggenda vivente nel panorama senese". Perse la vita a soli trentacinque anni per i postumi di una caduta nel palio di agosto del 1780 che corse per la Chiocciola. Facciamo dunque notare come in cronaca diretta del palio del 16 agosto 2016 i telecronisti RAI abbiano commesso un refuso, avendo detto che il record di vittorie, tra i fantini, è stato marcato da Gobbo Saragiolo ovvero Francesco Santini, che invece detiene il secondo posto in questa particolare classifica, avendo vinto quindici pali (uno in meno di Mancini e uno in più di Aceto) su 59 corsi dal 1823 al 1860 (è corretto, invece, definirlo il più vincente dell'800).
Tornando ai cappotti, evidenziamo come la Giraffa sia la contrada che si è deliziata più delle altre iscrivendo il proprio nome per tre volte sotto la voce cappotti (1807, 1897 e 1997), uno in più di lupa (traguardo conquistato dopo 231 anni dalla prima affermazione risalente al 1785), civetta (che si è aggiudicata i primi due cappotti della storia nel 1761 e nel 1778), torre e tartuca. Un solo cappotto per onda, montone, nicchio, drago, bruco e chiocciola. Nessuno per le restanti contrade.

Un successo che marchia a fuoco il nome del pistoiese Jonathan Bartoletti, classe 1981, nell'elenco dei più grandi, nonostante gli "appena" quattro pali vinti in diciotto carriere. Un predistinato come pensarono in molti quando nel 2007 vinse al debutto su Brento, per la contrada del Leocorno. Un'opinione che finì presto per spegnersi, nonostante il successo col montone a pelo de Lo Specialista (cavallo con cui vivrà un duraturo sodalizio), fino a rischiare di esser compromessa definitivamente da un brutto episodio avvenuto al Palio di Asti nel 2013 quando, per un errore alla mossa, Bartoletti determinò una brutta caduta del suo cavallo provocandone, indirettamente e involontariamente, la morte. Un evento che portò i capitani del famoso palio piemontese a squalificarlo per dieci anni. Un'onta che rischiava di estrometterlo dal mondo paliesco con disonore, ma che non ne ha frenato l'ardore e lo spirito. Aiutato dalla fortuna, ma anche dalla sua bravura, Scompiglio, questo il nome di guerra, ha avuto la forza di inventarsi due coraggiosissime traiettorie che hanno permesso alla cavalla Preziosa Penelope di vincere, in rimonta, i pali di luglio e di agosto 2016 proprio all'ultimo giro e facendo a "sportellate" con l'avversario di turno.
Interessantissima, sotto il profilo tecnico, la carriera di agosto, a mio avviso di gran lunga superiore rispetto a quella di luglio. Sorte che ride ancora alla lupa offrendole in sorte la stamina e la caparbietà di Preziosa Penelope, vincitrice del palio di luglio. Una partenza non fortissima allora, anticipata da una Preziosa Penelope rampante, appena quattro secondi prima della caduta del canape, alla stregua del famoso cavallino che onora il marchio storico di Maranello. Mossa valida, con Nicchio davanti a tutti e Drago, secondo, all'inseguimento. Una situazione che si ripeterà ad agosto, a voler rimarcare ancora una volta la forte componente esoterica, o se volete cabalistica, che sembra impreziosire la giostra di piazza del campo fungendo da undicesima contrada occulta. Quadrivia e Tittia davanti a impostare le curve. Trecciolino e il debuttante Phatos de Ozieri a sperare in qualche errore del battistrada. Primi due giri in scioltezza per il Nicchio, poi un calo improvviso a far sperare il drago. Trecciolino, più vincente tra i fantini in attività (tredici successi, uno in meno di Aceto, e storico "assassino" del Castellare per i suoi primi cinque pali corsi con la civetta) cerca di superare l'avversario per vie esterne al secondo casato e al terzo san martino. Grande scurvata all'interno di Scompiglio proprio sulla temibile curva in discesa, inseguito dall'oca con Porto Alabe risalito con ardore dopo una brutta chiusura in partenza. In quattro a lottare prima dell'ultimo casato. Errore decisivo di Tittia che concede lo spazio interno alla lupa, tenendosi all'esterno per ostacolare il drago. Scompiglio lancia Preziosa Penelope in direzione del bandierino del casato, quindi allarga e supera le due rivali. Secondo esce il drago sull'oca che emula la traiettoria della lupa, finisce addirittura quarto il nicchio risucchiato dalle tre avversarie. Primo capolavoro firmato Scompiglio. Non ne sono convinti in molti che puntano il dito su Tittia accusandolo di non aver gestito le energie di Quadrivia. Chiacchiere da bar o da trasmissioni televisive che non cambiano il risultato: contradaioli in festa, la lupa perde la maledizione di essere la contrada nonna, tornando a vincere dopo ventisette anni  (l'ultimo tedeum nel 1989 con Vipera e Il Bufera, vincitore da scosso). E' il trentacinquesimo palio nella storia dei bianco-neri. Il fardello della contrada nonna, una sorta di maglia nera di ciclistica memoria, cade sulle spalle della nobile contrada dell'aquila, a secco dal 1992 quando Aceto, con Galleggiante, vinse uno dei pali più combattuti dell'ultimo secolo (memorabile guerriglia con la pantera e Legno, Sebastiano Deledda, a suon di nerbate tra i canapi) divendando il fantino più vincente del novecento. Da ricordare il primo successo Lupa, certificato dai documenti, avvenuto nel 1696 con Pecoraio montato da Giuseppe Galardi in arte Pulcino, quindi una bizzarra serie di undici successi per i tre secoli successivi, ovvero nel 1700, nel 1800 e nel 1900, con l'acuto offerto dal cappotto del 1785 firmato dai fantini Isidoro Bianchini, in arte Dorino, e Angelo Pacchiani detto Pacchiano. Vittorie, queste ultime, precedute dal doppio firmato Bastianone (Antonio Giovannetti), seguito dal successo di Mattio Mancini in arte Bastiancino. Particolare poi la vittoria del 1907 con un palio corso da dieci cavalli scossi.  

PREZIOSA PENELOPE torna a far vincere
la Lupa dopo 27 anni.
Alle spalle, dall'interno all'esterno, PORTO ALABE (Oca)
PHATOS DE OZIERI (Drago) e QUADRIVIA (Nicchio)
(Foto Gazzatta.it).

Di ben altro rilievo la carriera di agosto. I capitani scelgono un lotto ancora una volta livellato ma, rispetto a quello di luglio, si tratta di un equilibrio che sale decisamente verso l'alto. Si rivedono in piazza il potente grigio Oppio, alla quinta carriera e vincitore in piazza col drago nel 2014 . Il vecchio Mississippi, vincitore al debutto in piazza nel 2011 per l'oca. Il mai vincente, ma interessante Porto Alabe, particolarmente apprezzato dai capitani essendo stato scelto otto volte su otto presentazioni. Soprattutto però si rivede l'undicenne Morosita Prima, l'unica, tra gli scelti, ad aver vinto due pali su cinque partecipazioni e la più ambita nei sogni dei contradaioli. E poi c'è Preziosa Penelope, al suo terzo palio ma convincente a luglio. Cinque "bomboloni", come li chiamano a Siena, per ambire al drappellone dipinto da un'artista belga: Jean-Claude Coenegracht. Meno qualitativi gli altri cinque, tra cui il partente ma poco resistente e mai vincitore Mocambo di proprietà di Mark Getty (vincitore del palio di agosto del 2015 con Polonski), tre semidebuttanti alla seconda carriera e lo sconosciuto Remistirio al debutto in piazza, ma non disprezzabile negli ippodromi sardi. Figlio del discusso Vidoc III, allevato dal signor Dettori Tonino, si presenta forte di una vittoria a Sassari sui 1.400 metri e sei piazzamenti su un totale di dodici corse: è la mina vagante e unico debuttante della corsa.

La tratta, primo contatto con la dea bendata ovvero il momento in cui la sorte designa il cavallo con cui le contrade andranno a darsi battaglia in piazza, ride soprattutto al drago. Dall'urna esce il nome di Morosita Prima che, dopo due anni esatti, torna dagli uomini di Camporegio lasciando presagire una primissima possibilità di vittoria esaltata dall'ingaggio di Andrea Mari, in arte Brio, alla venticinquesima carriera, cinque pali vinti e già vincitore per la torre nel luglio del 2015 associato proprio alla cavalla di proprietà di Niccolò Rugani, già vincitrice per la proprietà di Carolina Tacconi. Il compagno di colori della femmina, il vecchio e coetaneo Mississippi, finisce invece in sorte alla tartuca che si accorda col fantino più vincente tra quelli ancora in attività: Luigi Bruschelli meglio conosciuto come Trecciolino.
Affascinante ritorno alla Lupa della vincitrice di luglio Morosita Prima, a caccia quindi di uno storico cappotto con Jonathan Bartoletti, detto Scompiglio. Una doppietta integrale, formato tre su tre, che manca, ironia della sorte, proprio dal '33 (1933) e che si è verificata, in tali termini, una sola volta nella storia del palio. Spera anche la contrada "nonna" dell'Aquila a cui va in sorte il potente grigio Oppio, su cui finisce il vincitore del palio di agosto del 2015, il sardo-teutonico Giovanni Atzeni, ribattezzato Tittia, che vanta un curriculum ricalcato su quello di Brio: venticinque pali corsi, cinque vittorie, ironia della sorte una proprio con Morosita Prima, nell'agosto del 2013, e una con Mississippi nel 2011, ovvero i due cavalli di Niccolò Rugani sopra ricordati.
Ruoli di secondo piano, ma con possibilità di inserimento, per Civetta a cui finisce Porto Alabe che fa accoppiata con un fantino che ne rispecchia le caratteristiche e che risponde al nome di Valter Pusceddu e al nome di battaglia Bighino, in gergo senese "ragazzetto". Entrambi godono della massima fiducia dei capitani, ma non hanno mai vinto una carriera. Il mezzosangue ne ha corse otto, venendo sempre scelto ogni volta in cui Fabrizio Brogi lo ha presentato per la selezione; il fantino ha disputato 24 carriere senza mai alcuna gioia, se non a Bientina (tre vittorie), a Legnano (due successi), a Fucecchio (un palio) e all'ultimo palio di Asti.
Speranze al lumicino poi per il Nicchio cui va in sorte Mocambo, castrone di undici anni di una certa esperienza ma mai vincitore in sei uscite. Per la monta, scelta sul giovane Bruschelli, per i senesi Bellocchio.
Prospettiva di un palio sulla difensiva per le altre cinque, in particolare la contrada della pantera che programma un palio in marcatura sulla rivale storica dell'aquila pur avendo avuto in sorte la vincitrice uscente del Palio di Bientina Ondina Prima (vincitrice due volte in terra pisana), ma anche per il leocorno che si affida al giovane Brigante su Remistirio con l'eventualità di danneggiare la civetta. Trepidazione per l'istrice che non corre il palio, ma che ha in piazza la contrada rivale della lupa che in caso di una clamorosa vittoria farebbe calare un sudario da tragedia funebre sul popolo cui è stato concesso il titolo di "Contrada Sovrana" per concessione del Sovrano Ordine di Malta e nei cui vicoli ha sede la Magione dei Templari. Per i quadricolori un incubo solo: sentire risuonare per tutta siena il motto Et urbis et Senarum signum et decus, ovvero Di Roma lo stemma, di Siena l'onore. Questo il motto dei rivali della lupa, talmente apprezzato dalla capitale di italia da stringere un gemellaggio Lupa-Roma (niente a che fare con la squadra che disputerà il prossimo campionato di Lega-pro con i colori di Lazio e Roma, ovvero le due squadre rivali per eccellenza del campionato italiano riunite nei colori di una medesima squadra). Un contrasto, quello tra istrice e lupa, nato proprio negli anni dell'ultimo e unico cappotto, quando nel 1935, a seguito di una lite per ragioni di legittimità di confine con le due contrade che rivendicavano la titolarità di una stretta lingua di terra, scoppiò un odio profondo dovuto alle esultanze connesse alle due vittorie che entrambe marcarono, l'una di seguito all'altra, col medesimo cavallo, tale Ruello (cavallo rivale storico di quel Folco autore della doppia vittoria del '33) che dette il via a un pazzesco duello, non ancora sedato, marcando un suo personale cappotto e lanciando il suo guanto di sfida per il palio del 1936, il c.d. Palio dell'Impero (vinto da Ruello contro proprio Folco, i due cavalli rivalli per eccellenza degli anni '30, con un fantino a detta di molti ubriaco in sella). Il cappotto, manco si fosse in un racconto surreale di Gogol fatto di fantasmi e cabbala, torna ancora implacabile in questa storia, una storia da leggenda come merita la tradizione storica della città di Siena.

Il Mossiere FABIO MAGNI
qua impegnato in un Cross,
alla sua seconda esperienza in Piazza del campo
(Foto ilpalio.org)

Si arriva al momento della corsa, dopo le varie prove. Ancora una volta è la sorte a plasmare o quanto meno a influire sulle dinamiche della prova. Estrazione a sorte dell'ordine di ingresso nei canapi e lavoro per il mossiere Fabio Magni, alla seconda esperienza; giudice unico capace di invalidare la mossa e di richiamare i vari fantini all'ordine. Personaggio legato al mondo dell'equitazione, in particolare settore ostacoli. Classe 1967, lombardo d'adozione piemontese, campione italiano under 21 di dressage e campione italiano nel 2003, quattro olimpiadi nel completo (una summa di tre prove: dressage, ostacoli e cross country, con quest'ultima a fungere da principale rilievo), saltando la tappa statunitense di Atlanta. Sempre presente da Barcellona 92 a Pechino 2008, con un quinto posto nell'olimpiade australiana quale migliore prestazione, nella gara individuale di completo (una prestazione che per gli italiani non veniva ottenuta da oltre 20 anni), disciplina in cui l'oro manca dal 1980, quando Euro Federico Roman capitalizzò l'assenza dei temibili rivali statunitensi, che avevano dominato nell'olimpiade precedente di Montreal, vincendo l'oro in quel di Mosca. Mi piace poi sottolineare l'ultimo oro nel settore ostacoli che manca da 1972 quando un "certo" Mancinelli (maestro proprio di Magni, che ne è stato allievo) strappò l'ambita medaglia nell'Olimpiade di Monaco, dopo aver disputato, unico italiano ad aver tentato l'impresa, il Grand National di Aintree quale proprietario agli ordini dell'allenatore italo-americano Frank Turner (esperienza finita con una caduta sul primo passaggio del temutissimo Becher's Brook). Un oro questo conquistato solo da un altro cavaliere, ovvero il mitico Raimondo D'Inzeo capace di realizzare, nell'olimpiade di casa, una clamorosa doppietta con Piero D'Inzeo, quest'ultimo poi mossiere a Siena per cinque carriere a fine anni '80.

Il silenzio scende come neve in una vallata invernale di alta montagna. La temperatura è rovente, ma nessuno la percepisce alla latitudine corrispondente con la città di Siena, alle ore 19 circa del 16 agosto 2016. Il Comandante dei vigili urbani si fa spazio tra la lingua che disegna il percorso di battaglia. Ha un braccio levato al cielo che culmina con una busta bianca. C'è l'ordine di ingresso lì dentro, pronto a finire nelle mani del mossiere: l'olimpionico campione del completo Magni. 
"NICCHIO" la parola che schianta l'angosciosa quiete sepolcrale di un'intera piazza in trepidazione. Una situazione in cui l'ansia partorisce figli che prendon il nome di tensione. il rumore di quaranta zoccoli fungono da tamburelli naturali dell'occasione. E' Bellocchio il primo a varcare il campo di battaglia sopra al destriero di proprietà del vincitore dell'ultimo palio di agosto.
La bizzosa sorte gioca subito un tiro mancino mettendo a fianco le due contrade rivali per eccellenza: l'aquila e la pantera. Sono quarta e quinta, affiancate in sesta dal drago che è in rapporti di amicizia con l'aquila ma ha il "barbero" (così si chiama il cavallo da palio nel gerco della giostra) per vincere e dunque non può aiutare la contrada amica. Di rincorsa finisce il più esperto, Trecciolino, che sembra aver stretto un partito con l'aquila non tirandola tanto per le lunghe, quasi a disinteressarsi di trovare il momento a lui più propizio. Il Bruschelli, infatti, attende l'occasione per dare la mossa quando il cavallo Oppio è in posizione di sparo. Magni però invalida due mosse, la seconda delle quali vede un intelligente Tittia chiamare la mossa portando il cavallo Oppio in seconda linea, rispetto agli avversari, per voltarlo e anticipare il movimento rispetto a tutti in modo da partire lanciato e non da fermo. Trecciolino vede tutto e, dall'alto della sua esperienza (48 pali corsi), manda Mississippi oltre il verrocchio. Nessuno forza il canape che va giù. Potrebbe essere una mossa valida. L'aquila schizza via come un rapace che distende le sue possenti ali in volo verso una preda incapace di trovare riparo. Partenza eccezionale con uno dei cavalli più potenti del lotto che va davanti a tutti. Il mossiere però ravvisa un'irregolarità, dovuta a un allineamento generale non corrispondente all'ordine d'ingresso. Scoppia il mortaretto. Mossa invalidata e, credo di poter dire, rabbia che serpeggia tra i contradaioli giallo-neri. Respira la pantera, per tutto il tempo in marcatura sull'avversaria col tentativo di ostacolarla, ma incapace nel frangente di ostacolare la rivale. Un atteggiamento ostruzionistico quello di Carburo, Giosué Carboni, che non ha comunque nulla a che fare con gli indimenticabili duelli rusticani tra Aceto e Legno del 1992 o quelli, ancor più scorretti, tra Massimino e Spirito nel 1996, con quest'ultimo (non correrà più a Siena), ingaggiato dalla pantera, che costrinse l'avversario a restare al canapo trattenendolo per il giubbino.
Tutti ancora fuori dai canapi. Si allenta, per un attimo, la tensione. Si parla, si stringono alleanze, si offrono soldi in cambio di promesse. Magni poi riprende con la serie che fa calare di nuovo il silenzio in città: "Nicchio!".
Pochi giri di lancette e sono di nuovo in nove dentro e la tartuca che passeggia fuori, in piccoli cerchi. Sette sono davanti a canapi. L'aquila e la pantera, invece, si muovono come ragni dietro alle avversarie con Tittia che tenta di smarcarsi, quasi fosse un attaccante in attesa del cross da calcio d'angolo, dal marcatore Carburo in groppa alla grigia Ondina Prima. Grigio contro grigio quasi a voler confermare il famoso adagio democratico della par condicio. Sono proprio queste due, ancora una volta, a chiamare la mossa di Bruschelli che attende che dall'interno si portino all'esterno partendo di fatto in ottava e nona posizione anziché in quarta e quinta. Le altre rispettano tutte l'ordine. Al di là di questo, quando il canape cade, tutte sono perfettamente allineate e nessuna può recriminare col mossiere Magni che può andarsene tranquillo con l'arrivederci per il 2017.
Parte fortissimo il Nicchio inseguito dal drago e la lupa, sembra di rivedere il palio di luglio. Dietro Tittia rifila un paio di nerbate al bravo Carburo che, con cavalla inferiore, è riuscito ad anticipare la più blasonata rivale. Traiettoria interna per civetta e giraffa. Più indietro Bruco e Tartuca precedono il leocorno partito in ultima posizione con Remistirio.
San Martino da manuale per tutti. La giraffa con Reynard King passa terza davanti alla lupa, quindi civetta e aquila già risalita in sesta posizione con la rivale della pantera seminata in pochi tempi di galoppo e già ultima. Scompiglio forza subito su Preziosa Penelope e si libera, con una mezza sportellata, della giraffa prendendo la terza posizione. Davanti è bravo Brio a cercare il momento propizio per superare Mocambo e Bellocchio. Il fantino senese richiama l'esperta Morosita Prima senza voler rischiare, convinto della maggior potenza e stamina della cavalla rispetto all'avversario. Dopo il casato il Drago passa davanti a tutti, superando all'interno la rivale inseguito subito dalla lupa che non perde tempo per emularne la manovra. Al secondo San Martino cade banalmente di groppa Bellocchio, con l'aquila, chiamata a una difficile rimonta, che può così sperare di aver un ruolo più facile per lanciarsi all'inseguimento delle due più attese rivali. Anonima la tartuca, mai in gara, costretta invece a fermare la giraffa per il cedimento dell'anteriore del suo cavallo. Secondo casato con due sorellastre, per linea paterna, a contendersi il drappellone. Il drago da una parte, dall'altra la lupa con la storia pronta a scrivere un nuovo esaltante capitolo nel grande libro del palio. Brio prova a controllare lo scatenato Scompiglio che prepara San Martino con una traiettoria interna. Le due cavalle entrano in contatto prima del terzo passaggio della grande giustiziera del palio, come viene spesso definita la curva di San Martino. Brio chiude la porta, ma Scompiglio ci si butta dentro con grande coraggio. Esemplare Preziosa Penelope, che dimostra un grande cuore e una fiducia massima negli ordini impartiti dal suo interprete. Senza paure, si fionda tra il muretto e la calca umana che è assiepata in piazza e che urla e incita, senza dare cenni di nessuna difesa. Tenta la parata (così in gergo è definita la manovra di chiusura) Brio che chiude il più possibile, ma non ricorre alle maniere scorrette. La lupa sembra un gatto che si assottiglia per passare nel millimetrico pertugio. Viene agevolata dal fatto che Brio non gli usi il nerbo contro. Scompiglio compie così un sorpasso che ricorda la strepitosa manovra che il pilota tedesco Stefan Bellof eseguì, nel gran premio di Monaco del 1984 (quello della rivelazione Senna), ai danni di René Arnoux alla guida del cavallino rampante. Un sorpasso eseguito con l'auto, la peggiore del lotto partita dall'ultima fila, con le ruote destre sparate sopra il marciapiede poco prima della curva più lenta dell'intero mondiale della F1: il Mirabeau. E qua, a Siena, il sorpasso avviene, come a Monaco, poco prima della piegata secca della curva più lenta della corsa: San Martino. Scompiglio va largo, Preziosa Penelope si piega, sembra sul punto di cadere. I contradaioli di Camporegio tornano a sperare, ma la femmina resta in piedi. Scompiglio la richiama all'azione, mentre Brio prova a disegnare la traiettoria da replica sull'avversaria. Più indietro l'aquila viene ostacolata dallo scosso del nicchio e non completa la rimonta. E' la Lupa che vince e non tradisce il suo appuntamento con la storia entrando nella leggenda della manifestazione. Secondo il drago, davanti allo scosso del Nicchio, indi Aquila, civetta, bruco e una deludentissima tartuca.
E' notte fonda per la SOVRANA, caduta vittima di un numero da mago di chi ha il nome quasi identico di quello Strega che regalò alla Lupa il secondo palio della sua storia. Così Bartoletti ha regalato il secondo palio del 2016 alla contrada bianco-nera come invece Bartaletti (in alcuni casi riportato come Bortoletti, un po' come le discrepanze tra il nome di Mattia o Mattio Mancini), detto Strega, fece scoppiare per la seconda volta di gioia i contradaioli nel lontano 1703 con Capitanello. Quando si dice palio estoterico e forza cabbalistica. Sacro e profano, bizzarro mix che solo i senesi, e pochi eletti, possono capire.

JONATHAN BARTOLETTI
in arte SCOMPIGLIO
in formato SUPERMAN.
Il pistoiese ha egugliato il record di GANASCIA del 1933.
I due sono gli unici due fantini nella storia del Palio
ad aver vinto nello stesso anno i pali di luglio e agosto con lo
stesso cavallo e la stessa contrada.
(Foto Epochtimes.it).

Oltre a Bartoletti entra nella storia del palio anche Preziosa Penelope che iscrive il proprio nome nel registro dei cavalli capaci di vincere almeno due pali l'uno di seguito all'altro. In totale sono stati 21 i cavalli capaci di compiere una simile impresa con il record assoluto marcato da Uberta de Mores, vincitrice di quattro pali di fila, due dei quali straordinari, con quattro fantini diversi dall'agosto del 1960 al luglio del 1961. Tre vittorie di fila poi per Folco, l'unico capace di ripetersi due volte con due doppiette ulteriori, Gaudenzia, Ruello e Topolone.  Il numero si dimezza quasi a dodici se andiamo a vedere i cavalli capaci di centrare il loro personale cappotto con addirittura una cavalla, Gaudenzia, unica a centrare una tripletta con cappotto più palio straordinario, impresa marcata nel 1954. Di Folco invece l'unico doppio cappotto con lo storico cappotto integrale marcato nel 1933 e uno personale nel 1937.
Erano undici anni che un cavallo non riusciva nell'impresa di vincere per due volte di fila un palio e di centrare il suo personale cappotto stagionale. Non accadeva dal doppio marcato dal fratellastro di Preziosa Penelope, per linea paterna (il padre è sempre Approach the Bench, su cui ci soffermeremo di seguito), Berio che fece suoi i due pali del 2005. Prima di allora, scorrendo le statistiche, retrocediamo di ulteriori ulteriori 27 anni con Urbino de Ozieri, eroe del 1978, quindi Panezio che fece altrettanto nel 1973.
Ma chi è Preziosa Penelope? Vediamolo qui di seguito.
Nasce nel 2008 nel regno degli anglo-arabi italiani: in Sardegna. Il padre è lo stallone irlandese Approach the Bench, un cavallo che potrebbe determinare errori per i non addetti ai lavori. Letteralmente "Avvicinatevi al banco" come suol dire un giudice americano alle due parti in causa. Il nome di battesimo è un gioco di pura ironia inglese, o meglio irlandese, della Sweetenham Stud che ne è l'allevatore. E' infatti figlio del qualitativo Law Society ovvero la società della legge, nipote in linea materna di Pharly. E così dal riferimento legislativo al proverbiale avvicinatevi al banco per parlare col giudice. Ma perché abbiamo detto è un cavallo che può indurre in errore? Semplicemente perché è omonimo di un altro cavallo che è nato, più o meno, nel medesimo periodo ma che è figlio di una fattrice che si chiama Across the Bar, figlia di Cyane. Infatti mentre il "nostro" Approach iniziava la carriera, l'altro nasceva. E' il 1990 l'anno che accomuna i due cavalli. Per chi è interessato a saperne di più suggeriamo la consultazione del bel catalogo che potete consultare all'indirizzo sardegnaagricoltura.it/documenti/14_43_20140214105328.pdf e che, ironia della sorte, parte da un soggetto che si chiama Alkatraz, storico e leggendario carcere anti-evasione, e prosegue in ordine alfabetico. Cavallo che ha corso da due a sei anni, ovvero dal 1990 al 1994, disputando 42 corse, quasi tutte pattern race, soprattutto in Irlanda, ma anche in Inghilterra, Francia, Germania e, a fine carriera, negli Stati Uniti, riportando sette vittorie e svariati piazzamenti. Miler puro, arrivato in vecchiaia ad affermarsi sui 2.000 metri. Curioso verificare come abbia ottenuto il meglio, nella propria carriera, a due anni e nell'ultimo anno di carriera, a sei anni, riportando in questi due anni l'80% del totale delle sue vincite. 
Ha vinto un Gruppo 2 a due anni in Irlanda, il Juddmonte EBF Beresford Stakes (Gr.2) a Curragh, quattro Listed Race, per poi deliziarsi, a fine carriera, nel territorio statunitense (dove è nato l'altro Approach the Bench), in California per la precisione, conquistando così la qualifica per tentare la via del riproduttore. Un rientro, dopo un anno di inattività, a Hollywood Park con vittoria a reclamare quindi la vittoria da 170.000 euro nell'Eddie Read Handicap (Gr.1) a Del Mar, periferia di San Diego, giungendo secondo in un Gruppo 2 della medesima pista e terzo nell'Oak Tree Invitational Handicap (Gr.1) nel regno di Arcadia che risponde al nome di Santa Anita. Vanta, oltre alle vittorie e ai piazzamenti in territorio americano, quindici piazzamenti nei primi quattro posti in pattern race così ripartiti: un piazzamento in Gruppo 2 nel Tattersalls Gold Cup, di Curragh, quattro piazzamenti in Gruppo 3 e 10 in Listed, per un totale di vincite di 550.000 euro. Dunque uno stallone di gran lunga sopra la media se si valuta il parco genealogico degli anglo-arabi sardi.

APPROACH THE BENCH
ha generato 23 cavalli che hanno preso parte al palio di Siena,
riportando 16 vittorie frutto delle vittorie ottenute
da nove figli.

Ritirato in razza nel 1995, ha operato in Irlanda per il primo anno di monte dando la luce a un pugno di figli, quattro dei quali vincitori, tra cui l'ottimo, ma sfortunato castrone deceduto a quattro anni, Access All Areas vincitore in Irlanda di due corse tra cui l'Oral B Marble Hill Stakes (L) a Leopardstown, secondo nel Heinz 57 Phoenix Stakes (Gr.1) sulla medesima pista e piazzato in un ulteriore Gruppo 3 e in una Listed. Si tratta del miglior figlio di Approach the Bench. Tre vittorie e un piazzamento in Listed, sempre in Irlanda, per Dame Portia, una vittoria per l'unico figlio capace di affermarsi in siepi, Eagle Legal, in quel di Fairyhouse. Una vittoria anche per Ostarrichi, sempre sulla pista di Leopardstown, che deve il suo nome dal fatto di avere una madre nata in Austria. Questo il bilancio del primo anno di monta dello stallone su cui poi cadono gli occhi dell'Istituto Incremento Ippica Sardegna che lo individua e lo acquista per migliorare l'allevamento dell'anglo-arabo sardo. Si tratta di una destinazione curiosa, perché il cavallo ben potrebbe proseguire la sua stagione di monte nell'ambito dei purosangue. I piazzamenti ottenuti da Access All Areas dimostrano delle qualità da non sottovalutare, ma in Sardegna si pensa agli anglo arabi. Lo stallone genererà figli per questa nuova destinazione dal 1997 al 2010, essendo disponibile per tredici anni e diventando padre di quasi tutti mezzosangue. Ritornerà, parzialmente, a coprire fattrici purosangue inglese solo nel 2000 e nel 2001 contribuendo a dare la luce a otto cavalli, la metà dei quali vincitori (in Sardegna), tra cui i vincitori in categoria di minima  Minestra e Mara the Bench e i lievemente più qualitativi Su Dillu e Giualera. Ampio invece il numero dei mezzosangue nati dal seme di Approach the Bench, circa 260 di cui 246 scesi in pista, 125 dei quali vincitori (51%). Il miglior mezzosangue figlio di questo erede di Law Society è stato il campione Champion Ever, vincitore nel 2001 del Derby Italiano dell'Anglo Arabo corso a Napoli, del Gran Premio dell'Anglo Arabo andato in scena a Chilivani, nella fattispecie battendo il favorito ospite francese di De Lanfranchi montato dall'ex fantino da ostacoli, scuola De la Motte, Frank Cheyer, e del 44° Gran Premio Sardo sempre a Chilivani. Tutti gran premi da oltre 17.000 euro al primo. Risultati che spinsero l'allenatore, Massimo Coghe (indimenticabile fantino anche in piazza del campo col nome di Massimino) a presentarlo niente meno che a Saint-Cloud (unico figlio di Approach the Bench ad aver corso in Francia, a parte una parentesi costituita da un purosangue nato nel primo anno di monta dello stallone e di proprietà svizzera) nel G.P. des Anglos-Arabes ovvero la corsa più importante in Europa per la categoria, con in sella proprio Massimo Coghe. Misero undiciesimo posto, ma corsa difficilissima e prestigiosa. Il baio chiuderà la carriera con tredici corse, da tre a quattro anni, nove vittorie e tre piazzamenti. Vincerà anche l'ideale titolo del miglior tre anni mezzosangue italiano della stagione 2001 e del miglior mezzosangue adulto nel 2002. In Italia è stato battuto unicamente al debutto (quando corse da ultimo cavallo del campo, 36 a 1, quota shock se letta a posteriori dato che si tratta di uno dei migliori mezzosangue dell'ultimo ventennio) e all'ultima corsa in carriera oltre che a Grosseto nel Gran Premio Sella Italiano, con 21.000 euro in palio, da Calum. Vince in carriera qualcosa come 95.000 euro (somma faraonica per la categoria mezzosangue).
Il secondo cavallo ad aver vinto più somme è stato Fargo Wells. Livello assai inferiore rispetto all'allievo di Coghe, ma carriera assai più longeva. Addirittura 73 corse in carriera per 72.000 euro di vincite. Buon soggetto, non capace però di vincere i premi principali. Dodici le vittorie che si aggiungono ai 39 piazzamenti. Superiore, ma meno vincente, Cimarron. Anche lui in pista per 73 volte, battuto di dieci lunghezze dal fratellastro Champion Ever (che dimostra così la sua netta superiorità tra i fratellastri e non solo) nel 44° Gran Premio Sardo chiuso comunque in un eccellente secondo posto, record poi di vittorie nella famiglia Approach the Bench con addirittura qualcosa come 20 acuti, praticamente su tutte le piste. Ha vinto a Chilivani, Grosseto, Corridonia, Sassari, Capalbio e Siena. Su quest'ultima piazza si è aggiudicato il premio che, se i cavalli fossero umani, sarebbe più importante della sua carriera per la valenza simbolica. Sulla pista ora soppressa, un po' come quelle contrade che al giorno d'oggi si limitano alla sfilata (vedi l'Orso, il Leone, la Spada Forte o la Vipera), il 14 settembre del 2002 vinse la vendere intitolata al padre Approach the Bench battendo, tra gli altri, Choci, futuro vincitore del palio di Siena per la contrada della pantera e per la prima vittoria delle cinque fin qui conquistate di Andrea Mari in arte Brio, rifilandogli oltre undici lunghezze. Per lui sono stati 61.000 gli euro vinti con il quarto posto in questa speciale classifica. Ha fatto meglio di lui la coetanea Carisma di Gallura, la migliore femmina generata dall'erede di Law Society. Diciassette vittorie (seconda in questo solo dietro a Cimarron) in 76 uscite. E' la terza classificata di quel famoso 44° Gran Premio Sardo chiusosi con una storica tripletta marcata dagli eredi di Approach the Bench. Ha vinto circa 67.000 euro.
Somme più basse, ma premi più importanti in bacheca per Bramida de Campeda, vincitrice del Gran Premio dell'Anglo Arabo a Napoli nel 2003, Frina de P.Ulpu, vincitrice del Gran Premio C.I.A.A. dell'Anglo Arabo a Chilivani, Fillandia, vincitrice del Premio dell'Anglo Arabo di Grosseto, Gia' del Menhir vincitore del Premio La Thuile a Grosseto (17.000 euro al primo) oltre che del Palio di Siena, Incantos trionfatore, unico dopo Champion Ever a esserci riusciuto nella dinastia, nel 49° Gran Premio Sardo e, in quel delle Capannelle, a Roma, nel Pr. C.I.A.A. Conferenza Internazionale dell'Anglo Arabo (12.750 al primo), successo quest'ultimo bissato da Laliquie, vincitore anche del Pr.St.Vincent a Grosseto con premio al primo di 17.000 euro. Questa è la crema generata da Approach the Bench per le prove regolari (così sono quelle definite in ippodromo). Ma non basta...
I figli di Approach the Bench si sono rivelati a grande agio soprattutto nei pali, con il Palio di Siena in testa. Sono stati addirittura ventitrè, numero che simboleggia la fortuna, i prodotti di questo stallone ad aver preso parte ad almeno una carriera. Nove sono risultati vincitori e hanno portato nelle sedi delle contrade che li hanno avuti in sorte qualcosa come sedici pali. Ma non basta... Tra questi figura il cavallo più vincente dell'ultimo secolo, un "bombolone" che ha disputato solo sei carriere, perché ritenuto manifestatamente superiore rispetto agli altri, vincendone quattro sempre guidato da Trecciolino (quando lo hanno montato altri non ha vinto). Si tratta di Berio, cavallo potente non in grado di esprimersi ai massimi livelli in ippodromo (due soli piazzamenti in sette corse) ma imbattibile in piazza del campo, al punto da esser repetutato, un po' da tutti, come il più forte mezzosangue, di quelli dell'ultima generazione, visto a Siena. Di grosso calibro anche il già citato Gia' del Menhir, due vittorie in tre carriere, Istriceddu, Morosita Prima e la qui omaggiata Preziosa Penelope (stesso score di Gia' del Menhir). Si tratta infatti di quattro cavalli che hanno vinto due pali. A parte Berio, solo Fedora Saura (figlia di Vidoc III) è riuscita a fare meglio nell'ultimo secolo. Dati che eleggono Approach the Bench quale stallone record nel palio di Siena. Per dovere di completezza si segnalano anche gli altri quattro prodotti vincitori del Palio ovvero Elisir Logudoro, Lo Specialista, Mississippi e Occolè.

Il cavallo più vincente dell'ultimo secolo
al palio di Siena, 
BERIO è fratellastro per linea 
paterna di Preziosa Penelope essendo figlio di
APPROACH THE BENCH.
Qua in accoppiata col fantino più vincente
tra quelli ancora in attività: TRECCIOLINO.
I due hanno vinto, insieme, quattro pali.
(Foto ilpalio.org)

Preziosa Penelope viene allevata dalla signora Maria Teresa Pes, già proprietaria della madre Chimera Carina, appartenuta, per la precisione, a Pietrina Pes (una piccola proprietaria che ha preso parte a undici corse senza vincerne alcuna) che disponeva di una giubba dai colori speculari (mentre la prima era bianca con maniche e berretto rosso, la seconda era rossa con maniche e berretto bianco). Si tratta di piccoli proprietari, Maria Teresa ha preso parte a sole tre corse nel 2012 vincendo al debutto il Premio Gazzetta dello Sport, a Sassari, con l'ultimo prodotto di Chimera Carina ovvero Queen Daiana (una delle due sorelle piene di Preziosa Penelope). Cavalla piuttosto mediocre questa Chimera Carina, figlia del purosangue arabo Veinard al Maury, ma buona riproduttrice. Appena cinque corse a tre anni, con due modesti piazzamenti dettati dai ristretti campi partenti. Terza a vendere, su quattro partenti, sui 1.500 metri di Sassari. Quarta e ultima in una maiden sui 1.000 metri, lontana di sette dal terzo, intitolata alla città di Siena ma in scena sempre a Sassari. Seminata per la pista nelle altre prove con pesanti distacchi. Qualità generazionale che non si conferma eccelsa se andiamo a vedere le prestazioni della sorellastra di Chimera Carina, ovvero Zingara Baia (futura fattrice con risultati più scadenti della sorella)generata nel 1995 dal vecchissimo mezzosangue (classe '69) Quel de Lechereo, e mai vincitrice in nove uscite (2.300 euro di vincite provento di quattro piazzamenti). La nonna di Preziosa Penelope, tale Rigorosa, dall'anglo arabo francese Sacripant, è una cavalla inedita figlia della mezzosangue Carezza da non confondere, come si potrebbe fare leggendo ippicabiz, con l'omonima e quasi coetanea purosangue da Club House a sua volta madre della femmina  Ei Caramella apparsa in Piazza del Campo nell'ultimo palio straordinario ovvero quello del nove settembre del 2000. La Carezza in questione, invece, è una figlia di Ungaretti nata nel 1978.
Questo per sommi capi l'albero genealogico della cavalla, 37% di sangue arabo nelle vene, che vanta comunque alcuni interessanti fratelli. Terza di quattro prodotti, tutti vincitori, è sorellastra dell'eccelsa Irasema (figlia di Welsh Guide) capace di vincere quattro corse di fila a tre anni, intervallate da un quarto posto nel Derby Italiano dell'Anglo Arabo di Napoli e di vincere ancora alla sesta uscita prima di finire fattrice di tre prodotti tutti vincitori. Meno qualitativi i due fratelli pieni Novanta (vincitore di sei corse dai 1.000 ai 2.200 metri) e la più giovane Queen Daiana.
Preziosa Penelope viene acquistata da Tomaso Manchia, rimasto soddisfatto delle prestazioni del suo precedente Irasema al punto da acquistare anche i due successivi prodotti di Chimera Carina. Debutta a tre anni senza grandi aspettative vincendo subito, una di seguito all'altra, due reclamare in quel di Chilivani e Sassari. Al debutto sciocca i bookmakers che la bancano 50 a 1, praticamente penultima cavalla del campo o quasi. Batte di due quello che diventerà un suo rivale di piazza: Porto Alabe, favorito netto della prova. Tra i battuti, quinto, a sei lunghezze abbondanti c'è Phatos de Ozieri con cui Preziosa Penelope duellerà nel palio del due luglio 2016. Si conferma un mese dopo a Sassari, questa volta da favorita del campo. Manchia, che la tiene in allenamento da Antonio Cottu, prova il salto di categoria in handicap. La cavalla chiude quinta, nonostante uno dei pesi più bassi della scala. Terzo, però, c'è Porto Alabe che la batte di cinque. La cavalla soffre probabilmente il passaggio dai 1.500 della prima prova ai 2.000, risultando molto più a suo agio sui 1.000 metri come visto a Sassari alla seconda uscita. Manchia però insiste sulla distanza, in preparazione al 54° Derby Sardo. Arrivano così due interessanti piazzamenti. Seconda sui 1.800 metri a Chilivani, in un discendente dove è la numero due della scala, battuta da un peso leggero a cui concede tredici chili. Terza addirittura sui 2.300 metri, rivelandosi così maturata e capace di coprire tutte le distanze, sempre a Chilivani e sempre da numero due della scala di un discendente. Vince ancora una volta un peso leggero che beneficia di dieci chili di vantaggio. Corre la sua ultima corsa a tre anni, nel main event costituito dal Derby Sardo, in rapporto di scuderia con la bis cugina Periclea (terza madre, Carezza, in comune) a cui però va la seconda monta. E' una corsa densa di sorprese. Il favorito netto Profondo Rosso viene battuto da un outsider che vince di sette. Preziosa perde di una testa il quinto posto ma batte un soggetto di qualità come Powell, suo fratellastro per linea paterna e plurivincitore anche a Grosseto. Quarto chiude invece Periclea.
Non è dato sapere se la cavalla si infortuni, certo è che resta lontano dalle piste per due anni. L'acquista Antonio Pozzi che la fa correre in provinica a Mociano per poi iscriverla alle pove di addestramento mattutine per il palio di Siena del luglio 2013. La cavalla viene ammessa, disputa le prove  montata da Alessio Migheli, ma non viene ammessa alla tratta. Non disputa invece le prove di agosto perché non vi viene ammessa. Ricompare allora a settembre a Corridonia, due anni dopo dall'ultima presenza in pista, con i colori di Luigi Migheli. Le prestazioni sono compromesse. Disputa tre prove in due mesi, categoria vendere e discendente di minima. Poco importa se il peso sia allettante, finisce lontana, penultima o ultima, talvolta distaccata dal gruppo. Grazie e arrivederci, viene destinata a sei anni al circuito delle corse in provincia, le non regolari, chiudendo con gli ippodromi con circa 4.500 euro di vincite e due vittorie. La riceve in allenamento Mannucci e continua a perfezionarsi a Monticiano e a Mociano. Pozzi non riesce tuttavia a vederla neppure ammessa alle prove nel palio di luglio del 2014, scoglio superato ad agosto ma senza ottenere l'ammissione alla tratta. Arriva la decisione di venderla. A scommettere sulla femmina, ormai giunta a sette anni,  è la senese, contradaiola della pantera, Sandra Rossi che l'affida ancora a Elias Mannucci, giovane sanminiatese detto Turbine.  Arrivano buoni risultati in provincia, la cavalla vince a Mociano e a Monticiano tanto che a luglio 2015 accede alla tratta. Solo ad agosto però riesce a essere scelta dai capitani tre i dieci eletti che dispueranno il palio. La sorte l'affida all'onda che sceglie Alberto Ricceri, detto Salasso, quale monta. E' una carriera livellata, a posteriori alla piena portata di Preziosa Penelope. Non fortunata il giorno del palio, viene designata quale contrada di rincorsa. Salasso entra in modo telefonato e parte abbondantemente ultimo. La cavalla prova a recuperare al primo San Martino, supera un paio di avversarie, ma va larga finendo di nuovo ultima. Salasso non riesce a farla avanzare, al secondo casato è ancora penultima. Finisce lontanissima dal vincitore Polonski, nelle ultime posizioni. Il suo primo palio fa pensare a tutto meno che a un bombolone, neppure a un cornetto non farcito.
Nel 2016 Sandra Rossi la manda in allenamento da Francesco Caria, detto Tremendo, che ottiene buoni risultati a primavera sulle piste di provincia di Monciano e Mociano. I capitani delle contrade ne apprezzano le gesta e la cavalla viene ancora selezionata a luglio. Il resto è storia. Intervistata, Sandra Rossi dirà di aver creduto nei mezzi della cavalla per due anni e di aver fatto di tutto per portarla al top all'appuntamento topico di una stagione per farle fare un grande palio. Così dopo il primo palio: "Era una delle più desiderate ma aveva tutto da dimostrare... Aveva un alone intorno a se di dubbio. In realtà è una cavalla che ha tanta, tanta, potenzialità e c'ha tanta qualità". E' una Rossi addirittura sorpresa quella che appare ai microfoni nella sera del 16 agosto, avvicinata da alcuni giornalisti: "Questa Penelope è una fuoriclasse..." inziia a dire, quindi la vediamo allargare le braccia, scuotere lievemente il capo, e proseguire: "Non ci sono più aggettivi per definirla. UNA FERRARI DIREI CHE è LIMITATIVO. Noi siamo al settimo cielo. Due pali in un anno penso sia il sogno di tutti... Dobbiamo dire un grazie al suo allenatore, Francesco Caria, che la tiene benissimo. E' una cavalla fortissima!"  E allora complimenti alla Lupa, a Scompiglio, fantino nato nella giostra dell'orso di Pistoia e appartenente al Rione del Drago (da simpatizzante della contrada del drago, quella di Camporegio, verrebbe da dirgli di aver trovato quasi un rimando alle sue prime esperienze dato che in entrambi i pali ha visto il drago chiudere alle sue spalle in seconda posizione, quasi a portarlo al successo), ma soprattutto a Sandra Rossi che ha scommesso su una cavalla che non sembrava affatto extraterrestre e al suo allenatore Caria che, pur chiamato a montare il debuttante Remistirio al Leocorno, ha visto la sua cavalla di tutti i giorni entrare nella leggenda.
Come dicono i giornalisti RAI che ogni anno commentano in diretta da piazza del campo: IN UN TRIPUDIO DI BANDIERE E DI COLORI, SIENA TRIONFA IMMORTALE.

Ps: Relativamente all'infortunio patito da Reynard King, il cavallo della giraffa, il dottor Ciampoli così si è espresso: "La situazione clinica del cavallo è buona: Reynard King ha avuto una distorsione interfalangea prossimale tra la prima e la seconda falange dell'anteriore destro, non si è trattato di frattura ma solo di una distorsione che in un primo momento sembrava anche più grave ma dagli accertamenti (radiografie, ecografie ecc.) tutto è stato ridimensionato. Reynard King non è stato operato, abbiamo semplicemente applicato un bendaggio rigido in fibra di vetro che ci permette di bloccare tutta l'articolazione. La progonosi è di un recupero completo nel giro di 60 giorni. Lo terremo ricoverato e sotto controllo da noi almeno per un mese, dovrà tenere il bendaggio per 3/4 settimane. In questa fase verranno applicati ultrasuoni o laser per migliorare il recupero e facilitare la guarigione, speriamo per quella data di restituirlo al proprietario o in alternativa mandarlo al pensionato, se decidono di non farlo più correre".

L'attuale proprietaria di PREZIOSA PENELOPE
SANDRA ROSSI.


PROSEGUE CON L'OMAGGIO AL PALIO DI FERMO


Nessun commento:

Posta un commento